Vogliamo più parcheggi: dal volere al diritto alla città
In questi giorni, nella città in cui abito, Bisceglie, ho notato uno striscione appena all’inizio del borgo antico. Striscione in plastica, con una scritta rossa e senza firma o associazioni alle spalle. Si tratta di una semplice scritta rossa con un disco orario per la sosta che recita: “Vogliamo più parcheggi”. Non si sa bene a chi appartenga lo striscione, chi lo abbia scritto, se sia una sola persona, un commerciante della zona, un’associazione o un movimento culturale. C’è scritto solo Vogliamo più parcheggi. Ad una prima vista e ad un primo confronto con un amico architetto, la cosa ci ha subito gettati nello sconforto, poi però sono stati altri pensieri quelli che mi hanno attraversato. La prima reazione di sconforto è data dal fatto che i centri storici stanno diventando, pian piano e con molta fatica da parte delle amministrazioni comunali, dei luoghi in cui vietare il traffico alle autovetture. D’altronde, se proprio volessimo approfondire la questione, il borgo antico, il nucleo storico delle città, per sua stessa definizione non è adatto alle autovetture dal momento che quando è stato costruito, pensato, edificato, queste non c’erano. Per sua stessa costituzione, dunque, il centro storico è pensato senza autovetture e le strade strette che caratterizzano il borgo antico della città di Bisceglie, come anche degli altri centri storici del territorio, ma anche dei centri storici dell’area mediterranea o, se vogliamo, dei centri storici in generale, non nascono in funzione delle automobili ma per un altro tipo di circolazione pedonale o attraverso animali di media taglia. Il secondo punto è l’investimento, seppur discutibile, nei confronti dei centri storici in termini di gentrificazione e di turismo che rendono il borgo antico una sorta di vetrina della città, sviluppando ulteriori confronti e dialettiche con gli abitanti del centro storico. A questi due elementi possiamo aggiungere ulteriori investimenti che portano ad una riappropriazione della città in termini di mobilità sostenibile, in primis quella pedonale. In una città medio-grande come Bisceglie è ancora possibile spostarsi a piedi per la maggior parte delle persone, dei tragitti e dei tracciati da svolgere. Oltre a questo, si aggiunge anche il problema di un surplus di macchine, di un accrescimento del mercato delle autovetture notevole e per certi versi sproporzionati negli ultimi trenta o quarant’anni. Se vogliamo, poi, possiamo aggiungere anche l’aumento considerevole dello spazio che occupa un’autovettura oggi rispetto al passato. Si tratta, insomma, di tanti fattori che rimettono in gioco la sostenibilità non solo del centro storico ma di uno stile di vita che vede l’uso dell’automobile per brevi tratti e per velocità ridotte. Vogliamo più parcheggi, dunque, ci mette dinanzi ad una sorta di collasso e di difficoltà che vivono gli abitanti del centro storico stretti fra il mito dell’automobile e uno spazio che ha bisogno di essere ricompreso andando a piedi. Ma se da una parte emerge uno sconforto per una certa miopia legata all’automobile e all’esigenza di sempre più spazio per lasciare l’auto piuttosto che per vivere la città, dall’altra ci fa riconsiderare come la presa di consapevolezza dell’abitare la città non passi solo attraverso atti amministrativi ma da politiche di presa di coscienza dell’abitare. Una presa di coscienza che ha bisogno di interpretare i bisogni dei cittadini e di informare e formare la cittadinanza ad un diritto alla città piuttosto che ad un volere la città secondo il proprio uso e consumo. Insomma, la strada è ancora lunga ma la rotta è tracciata verso una interpretazione della città che tenga conto della complessità e sappia trasformare il volere in abitare.
Caro Makovec, perché la Città impari, considerando magari l’uso dell’auto nel centro storico inutile oltre che inadeguato, c’è bisogno di buone intenzioni ma anche di azioni conseguenti che le sappiano tradurre in opere. Per esempio: se certamente è stata una buona intenzione, assolutamente encomiabile, quella di realizzare una stele a ricordo di Giacomo Matteotti, è chiaro che l’ampia iscrizione scelta, oltre a offrirci l’opportunità di riconoscerne gli autori, manca di un’indicazione fondamentale per chi, magari perché troppo giovane o particolarmente smemorato, potrebbe non sapere e dunque non ricordare che quelle “mani assassine” furono fasciste. Una mancanza certamente non voluta, che però contribuisce a rendere evanescente quel passato non proprio superato e a considerare l’auto sotto casa un diritto naturale.
In realtà quella scritta nasce da una semplice ed elementare considerazione, che non necessita di molti approfondimenti. 1- Bisceglie, soprattutto la zona centrale, quella compresa tra via prof m terlizzi, la ferrovia, e via Piave, fino al mare, non ha posti auto sufficienti nemmeno per chi ci abita in quel quadrato. 2- negli anni nessuna amministrazione ha pensato allo sviluppo della città,
e mentre città più lungimiranti di pari dimensioni e vivibili del nord hanno almeno 3/4 parcheggi multipiano in zone centrali, e possono quindi pedonalizzare senza remore, a Bisceglie è sufficiente fare un giro in auto in centro per farsi prendere dallo sconforto e andare a far la spesa ai vari centri commerciali limitrofi.
E cosi muore il centro. Quello è un grido di disperazione, fatto da chi il centro lo vive (e non esclusivamente il centro storico ma tutto il centro)e vede che si sta spopolando, e impoverendo, di attività, di giovani, di vita, perché viverlo è diventato impossibile. In sostanza, non è la richiesta di chi ha già troppo è vuole di più, è la disperazione di chi non ha nemmeno il minimo, e ne vorrebbe almeno la decenza di un po di più. Come per tutto al sud, ma siamo tutti un po tafazzi, e ci piace farci del male.
Caro Matteo, l’obiettivo che da architetto mi porrei e’ liberare il centro antico da tutte le auto invadenti: dei residenti, dei non residenti, di funzionari comunali, consiglieri, amministratori e perfino del Sindaco.
L’obiettivo non può attuarsi integralisticamente, in modo autoritario, negando due diritti fondamentali dei residenti:
1 ) Diritto alla mobilita’ veicolare di merci e persone interna al centro antico. Possibile solo se il comune crei un sistema di trasporto pubblico elettrico, efficiente, a richiesta, con mezzi di piccole dimensioni disponibile 24 h.
2) Diritto dei residenti a possedere una o più auto da parcheggiare in parcheggi esclusivi ,esterni ma prossimi del centro antico.
Senza risolvere questi due bisogni, censurare la domanda di parcheggi e di uso di auto nel centro antico, da parte dei residenti, e’ una posizione meramente moralistica.
Ci sarebbe da chiedersi :cosa si è fatto per immaginare (non dico realizzare) aree in cui offrire possibilità di parcheggio ai residenti , prossime al quartiere.
Non solo non si e’ fatto nulla ma , addirittura , si sono sottratte possibilità.
Si e’ lasciato che si realizzasse un centro commerciale e non un silos auto in via Maggiore La Notte. Si è buttato alle ortiche il progetto del parcheggio interrato del Palazzuolo.
Ci resta il progetto di parcheggi interrati nell’area del campetto di calcio di Salnitro (Programmi di rigenerazione urbana) , il progetto di parcheggi interrati nel bastione San Martino (che però dovrebbero anche servire le 600 utenze del teatro all’aperto che si realizzera’) ed ultima, ma non ultima , rimane la maglia n.5 ,la maglia delle pescare, area compresa fra via Gramsci , via Veneziani e via la Marina.
Che ne faremo di quelle’area? Palazzoni o servizi, (soprattutto parcheggi) per il centro antico? La’ si gioca la partita del futuro residenziale del cuore del centro antico, fermo restando che ribadisco: i parcheggi esterni funzionano se c’e’ un servizio di trasporti che dal parcheggio mi porta a casa.
La spinta culturale di ispirazione ruskiniana di chi ritiene che si abita nel centro antico per vocazione ,
accettando il cilicio della rinuncia alle inutili comodità della civiltà contemporanea ha esaurito la sua lodevole spinta propulsiva. Le riconosco lo storico merito di essere stata la sola forza culturale presente in citta’ che ha operato per la salvaguardia e valorizzazione del nostro cuore urbano. C’e’solo da inchinarsi di fronte a quanto fatto e ottenuto.
Tuttavia , ritengo che le motivazioni culturali , per ritrovare linfa, necessitino di essere coadiuvate dalla presenza di opportunità di servizi (olte i trasporti , non dimentichiamo la sicurezza e il controllo), se davvero vogliamo portare a completamento la destinazione residenziale dell’intero centro antico,soprattutto nelle maglie più interne e meno accessibili, garantendo livelli buoni di benessere.
Altra via è quella di riconoscere che la destinazione residenziale mal si adatta alle tipologie architettoniche e alla conformaziine urbanistica della parte più interna del centro antico e che dovremmo pensare ad altro .
E’ una ipotesi che sostengo.
Forse lo striscione apparso ,apparso non è casuale .Forse è incompleto: vogliamo più parcheggi liberi . Disporre di una fascia di rispetto attorno al ns centro storico e lasciare più spazi liberi potrebbe alleggerire il dibattito centro storico si , centro storico no , ztl open , ztl off . Pensare di accontentare tutti e tutte le parti è impossibile. Il vero centro storico, le sue belle, la pavimentazi
one appena rifatta , va salvaguardata . Ci vuole un accesso limitatissimo o rigoroso e vietare l’accesso ai mezzi pesanti!! 🚚 🚛
Forse lo striscione apparso ,apparso non è casuale .Forse è incompleto: vogliamo più parcheggi liberi . Disporre di una fascia di rispetto attorno al ns centro storico e lasciare più spazi liberi potrebbe alleggerire il dibattito centro storico si , centro storico no , ztl open , ztl off . Pensare di accontentare tutti e tutte le parti è impossibile. Il vero centro storico, le sue belle, la pavimentazi
one appena rifatta , va salvaguardata . Ci vuole un accesso limitatissimo o rigoroso e vietare l’accesso ai mezzi pesanti!! 🚚 🚛