Verso una cultura della mobilità
Parlare di città significa anche e comunque parlare di mobilità. Parlare di città, oggi, significa non solo parlare di palazzi ma di cittadini che vivono e si muovono all’interno della città. Sotto la prospettiva della mobilità, dunque, la città acquista un suo linguaggio, una sua dinamica spaziale e temporale. Già nel passaggio fra il camminare a piedi e l’utilizzo di trasporti pubblici, per giungere all’automobile, significa avere delle differenti relazioni quotidiane con la città stessa. Ancora oggi, nell’epoca della prevalenza delle automobili per il trasporto, ci rendiamo facilmente conto di come la stessa organizzazione della città sia cambiata rispetto alle epoche successive. Un’analisi delle strade come anche delle distanze all’interno delle nostre città basterebbe ad osservare il come la città si sia allargata e come rischi di diventare un agglomerato sparpagliato di territori antropizzati raggiungibili attraverso sistemi di trasporto. Per questo motivo, la mobilità all’interno delle città, allo stesso tempo, connette e allontana. Connette quartieri, territori, porzioni di città e allontana nella misura in cui delocalizza certi servizi a seconda della mobilità, della fruibilità attraverso l’automobile. Ed anche la prospettiva economica e politica di una città dipende dalla sua mobilità. Decidere di investire in centri commerciali con ampi parcheggi fuori dalla città piuttosto che in piccoli locali all’interno del quartiere dipende dalla considerazione che abbiamo della mobilità all’interno della città, dell’utilizzo dell’automobile, dei mezzi pubblici o del trasporto intermodale. Dalla mobilità, inoltre, dipendono anche le trasformazioni della città. Infatti, l’espansione della maggior parte delle città è segnata dall’utilizzo delle automobili, invece che da altre forme di trasporto, oppure la città stessa fa ancora i conti con sistemi di trasporto, come la rete ferroviaria, che connette le differenti città, ma spacca al proprio interno porzioni urbane. Alla trasformazione della città in base alla mobilità, possiamo aggiungere anche una trasformazione della mobilità in relazione alle differenti epoche. L’ingresso dei mezzi elettrici dalle automobili alle biciclette, passando per i monopattini, sta ulteriormente cambiando il volto delle città. In molti centri si registra una sorta di invasione di buone intenzioni nell’investimento in monopattini elettrici che finiscono spesso vandalizzati o inutilizzati. Ecco, allora, come la mobilità nelle città sia strettamente collegata non agli investimenti green ma ad una cultura della mobilità che ancora manca. Una cultura della mobilità che guardi all’andare a piedi, ancor prima che all’utilizzo di un mezzo. Una cultura della mobilità che possa fare a meno dell’automobile e, soprattutto, della certezza dogmatica che l’automobile possa essere parcheggiata dinanzi al luogo di arrivo, magari in doppia fila o senza un parcheggio delimitato. Molta della nostra prepotenza di esseri umani è visibile nel modo in cui ci muoviamo e per come parcheggiamo. Per questo occorre una cultura della mobilità, una messa in questione del come ci muoviamo, del perché preferire un mezzo ad un altro. I monopattini elettrici ci hanno dimostrato che non basta riempire le città di mezzi sostenibili o investire maggiormente in mezzi pubblici senza considerare il come ci muoviamo, il sistema urbano in cui viviamo, il dove andiamo, sia a livello personale, sia come città.