Una trasfigurazione liberante
Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10
Come abbiamo potuto seguire dai giornali, in questi giorni, presso Altavilla Milicia è stato consumato un orribile omicidio. Giovanni Barreca ha ucciso la moglie e i figli di 5 e 15 anni. Risparmiata l’altra figlia di 17 anni, trovata illesa e sotto choc. Si indaga sul ruolo avuto da Sabrina Fina e Massimo Carandente, due seguaci di una setta fuoriuscita da una comunità evangelica. Da alcune settimane, Giovanni Barreca affermava di star leggendo la Bibbia con un gruppo di persone in casa e, seguito da un santone e da una coppia fanatica avrebbe ucciso i suoi figli e sua moglie per la presenza di Satana in casa. Potrebbe essere, a prima vista, la stessa notizia che riguarda la prova di Abramo, oggi. Anche ad Abramo viene chiesto di uccidere suo figlio, il figlio che ama, il che non è un particolare da poco. Infatti, se a prima vista l’omicidio o il tentato omicidio possono sembrare la stessa cosa ci sono delle evidenze che ci permettono di comprendere cosa significa ascoltare la Parola di Dio. Ci sono dei criteri che ci permettono di scorgere la Parola di Dio e di non confonderla con le nostre parole o con le nostre credenze. E il criterio fondamentale e fondante è proprio la trasfigurazione. Abramo riceve la Parola di Dio che gli chiede di sacrificare suo figlio, il figlio che egli ama, quell’unico figlio che aveva avuto in vecchiaia e dopo tanto tempo. Dalla confessione di Barreca, Dio non dice di uccidere il figlio ma è lui che uccide i figli e la moglie perché in casa c’era Satana, perché credeva più in Satana che in Dio. E questo suo credere a Satana, vedere costantemente Satana dappertutto porta alla tortura, all’uccisione e alla morte senza troppi scrupoli di coscienza. Invece, il non detto di Abramo è proprio quella prova, quel suo dubitare, quell’angoscia che lo fa titubare e, superata la prova, gli fa comprendere che il Signore non vuole mai la morte di qualcuno, ma desidera allargare i nostri orizzonti, sposta lo sguardo dal figlio all’intera discendenza. E il criterio di verifica della Parola di Dio non è la presenza o meno di Satana, ma è il Cristo. E il Cristo Trasfigurato è il Figlio amato, il Figlio che in quanto amato, viene ascoltato. La trasfigurazione è il criterio che ci permette di distinguere fra la vita in Dio e le nostre pulsioni di morte, le nostre giustificazioni, le nostre sovrastrutture religiose. È il criterio della vita spirituale che non porta solo a mortificarci ma a vivificarci, a ritrovare la vita e a vivere nella vita nuova, in una vita trasfigurata. La verifica di ogni spiritualità autentica è se questa mi porta alla libertà, ad essere più libero di essere me stesso. Se non è così è solo una forma di schiavitù, ammantata delle migliori e più pie intenzioni, in cui alla fine vogliamo ritrovarci e non ne vogliamo più uscire. Iniziare a credere più nel demonio che nel Signore è quella perversione della spiritualità che ci conduce alla morte e porta anche gli altri alla morte, mentre la logica di Dio è quella di averci donato tutto. Non siamo noi a donare qualcosa a lui, neanche ad offrire qualche fioretto o olocausto, ma è Dio stesso che non ha risparmiato il suo Figlio Gesù. La vita nello Spirito è la vita che trasfigura questa esistenza, una vita che ci rende più luminosi, più vivi, più liberi. Altrimenti tutto rischia di diventare un fanatismo religioso, un modo per esprimere il mio egoismo e per esorcizzare le mie paure non con gli altri ma sugli altri. Non siamo chiamati ad uccidere un figlio, ma siamo chiamati a ricevere da Dio stesso il Figlio che si è donato a noi, che ancora continua a donarci a noi, che ci apre ad una vita nuova, alla sua stessa vita. Un Dio che, come ci ricorda il Salmo, ha spezzato le mie catene e per questo possiamo offrire a lui un sacrificio di ringraziamento, una vita che respira libertà.