Tecnica umana
Tornando sul nesso fra proiezione del corpo, tecnica e tecnologia, ci vogliamo soffermare non solo su una territorialità alienata, ma sugli scenari di guerra. Le immagini che provengono per mezzo social o, comunque, attraverso i media, ci raccontano di una tecnica di guerra, formata da operazioni militari ma, in modo particolare, da armi. Per quanto riguarda le operazioni militari, le mettiamo da parte in questa sede, dal momento che non siamo abili strateghi, ma vogliamo focalizzare l’attenzione sulla questione delle armi. Non riguardo al commercio di armi o se sia lecito o meno fornire armi a Paesi in guerra, cosa che gli Stati fanno non solo con l’Ucraina, ma da decenni nei confronti di altre guerre meno mediatiche. Ciò che ci interessa e ci pone degli interrogativi, in questa sede, è se le armi siano da ritenersi uno strumento tecnico, una proiezione del corpo, stando a ciò che affermava Florenskij nel suo scritto La tecnica come proiezione degli organi. Infatti, la peculiarità di un’arma è quella di uccidere, di togliere una vita e, in modo particolare oggi, nella nostra epoca, è quella di entrare in una relazione distruttiva con i corpi. Anche l’idea stessa di arma, in quanto tecnica è cambiata nel corso dei secoli. Nell’epoca primitiva, l’arma era un puro strumento tecnico che occorreva per la difesa da una natura ostile. In seguito è divenuto strumento per uccidere anche i propri simili, man mano che la civiltà ha preso piede. Nel Novecento, l’idea di arma in quanto tecnica distruttrice ha destato scandalo e spavento, in due Guerre Mondiali che hanno visto la tecnica delle armi evolversi a tal punto da falcidiare intere vite, in pochi secondi. Oggi, in una società ipercontrollata e governata, anche le armi cambiano di segno, sganciandosi sempre più dal legame con il corpo, con una proiezione del corpo. Seppur si chiamino armi intelligenti, in quanto possono colpire un bersaglio in maniera specifica e precisa, ci rendiamo conto di quanto questa intelligenza si ritorca contro l’essere umano, a suo modo controllabile e manipolabile a piacimento. Secondo Ghunter Anders, con lo scoppio della bomba atomica, l’essere umano è scomparso dalla faccia della terra, in quanto ha prodotto una tecnologia in grado di minimizzare la stessa vita umana, fino a farla scomparire improvvisamente. Oggi assistiamo ad armi in grado di de-proiettare l’essere umano. Bombe intelligenti riversate su città e su culture di cui non rimane esistenza, non rimane vita, non rimane energia. Una devastazione delle città che è devastazione del corpo delle persone, de proiettata da una tecnica ipercontrollata e altamente letale. Insomma, se la tecnica è la proiezione degli organi di un corpo, ciò che devasta un corpo non è da ritenersi una tecnica o, meglio, non può essere definita una tecnica umanizzante. Perché questa è la peculiarità con cui è nata la tecnica. Non essere uno strumento neutro nella civiltà umana, quanto essere una proiezione del corpo umano. Ma se questa proiezione cessa, se la tecnica distrugge, disintegra, devasta siamo dinanzi ad un sintomo di scollamento fra corpo e tecnica, fra ciò che è utile alla vita e ciò che la nega, fra ciò che può sostenere e ciò che può annichilire. Non dipende solo dalle scelte individuali e dalla morale, quanto da una percezione del mio corpo e delle tecniche e tecnologie che utilizzo. Che cosa dicono del nostro essere umano? Cosa è rimasto di umano?