Spazio pubblico: tre vicende
Parlare di spazio pubblico significa entrare in una galassia complessa di gestione amministrativa, di partecipazione e delimitazione. In questa sede vorremmo riflettere sulla commistione fra spazio pubblico e spazio privato attraverso tre esempi. Il primo esempio riguarda la chiusura di uno spazio pubblico senza che questo abbia smosso le coscienze della collettività. Il secondo esempio interessa un luogo di proprietà privata, ma con funzione pubblica. Il terzo esempio riguarda la riflessione sull’utilizzo di strumenti pubblici su aree private che hanno una funzione pubblica. Ora, non ci interessa qui la liceità amministrativa e burocratica delle questioni, quanto della dimensione dello spazio pubblico e di cosa intendiamo per spazio pubblico. Nella prima vicenda siamo dinanzi ad una struttura pubblica chi viene chiusa in maniera prolungata senza che ci sia una critica a tutto questo, in quanto la struttura non risponde a criteri di funzionalità immediata, ma solo a quelli di fruizione. Il discrimine fra la funzionalità e la fruizione è nel disagio creato al pubblico cittadino. Disagio che risente maggiormente della funzionalità del pubblico. In altre parole lo spazio pubblico è uno spazio funzionale più che fruibile. Il che assegna al pubblico un criterio di funzionalità in direzione dell’efficienza. A questo si collega la seconda vicenda per cui uno spazio ritenuto pubblico appartenga, in realtà, a cittadini privati. In questa occasione un bene privato acquista un interesse pubblico in quanto è in grado di raccontare la storia della città stessa, una storia pubblica in quanto appartiene a tutti. Qui la politica opera una scelta di campo: espropriare un bene privato a favore del pubblico oppure introdurre interessi privati nella sfera pubblica. In entrambi i casi, le soluzioni sono sempre provvisorie e mancanti, Tuttavia ci permettono di leggere lo spazio pubblico sotto il segno della complessità delle relazioni che cedono il semplice uso e consumo. Infine, la terza riguarda la notizia dell’utilizzo di strumenti pubblici in aree private che hanno una funzione pubblica. In questo caso lo spazio pubblico entra, in maniera funzionale, nel privato incrementando certamente i benefici dei privati ma mettendo in discussione la fruizione stessa di uno spazio pubblico in termini di accessibilità da parte di altri privati. Sono relazioni complesse, che fanno i conti con la storia e con le idee di spazio privato di spazio pubblico che abbiamo nella nostra mente come nella mentalità collettiva e nella storia. Ma, a mio parere ogni idea dialetticamente posta fa privato e pubblico ha bisogno di confrontarsi con un terzo fattore: la comunità come messa in gioco ermeneutica di cosa intendiamo per privato e pubblico, di noi e degli altri.
Come diceva sant’Agostino il bene privato è contro natura, io sono originario di una città (canosa di puglia) dove il bene pubblico archeologico e il privato si intersecano spesso.
Credo personalmente che pubblico e privato siano due faccie della stessa medaglia, dove il privato rappresenta una modalità per tutelare la libertà individuale e il pubblico una modalità garantire la libertà comune, che è l’insieme delle libertà individuali. Il problema diventa l’oggetto della tutela. È qui che nascono i tanti contrasti e fraintendimenti.
Siamo venuti al mondo senza nulla e senza nulla andremo via, tutto ciò che ogni privato possa considerare suo è un modo per mostrare la propria resistenza alla suo timore di condividere. Anche perché qualsiasi cosa perde di valore se non condiviso. Concludo dicendo che il privato dovrebbe essere considerato un’espressione egoistica e limitativa del pubblico.