Sottosuoli metropolitani e condizione umana
Mentre dialogavo con una mia amica sulla guerra in Ucraina, mi ha fatto notare come la devastazione della guerra abbia costretto molta gente a vivere nelle metropolitane e ad utilizzarle come rifugio dalle bombe. Milioni di persone, negli ultimi mesi, hanno trovato nelle stazioni della metropolitana un luogo di rifugio, ma anche un nuovo percorso di socializzazione e di vita. Tante immagini ci hanno mostrato persone riversate nella metro, bambini che giocavano sulle scale, ma anche concerti per spezzare la monotonia della guerra. La vita civile, insomma, durante la guerra, sembra essersi spostata altrove, nel sottosuolo. Ed è proprio parlando di sottosuolo, nel confronto con questa mia amica, che ci è venuto in mente il celebre Memorie del sottosuolo di Fëdor Dostoevskij. Un intenso monologo di un uomo senza qualità, per cui il sottosuolo dell’esistenza diviene l’unica possibilità di salvezza, l’unico luogo dove poter esprimere se stesso, in un appiattimento esistenziale devastante. Tuttavia, se il romanzo di Dostoevskij ci narra delle condizioni abitudinarie di un uomo medio borghese del Novecento, per cui il sottosuolo diviene sintomo di libertà, nella guerra ucraina, i rifugi della metropolitana raccontano la necessità di una sopravvivenza alla devastazione della guerra. Pensandoci, tuttavia, il sottosuolo del borghese novecentesco e il sottosuolo metropolitano ucraino ci raccontano di una relazione fra libertà e sopravvivenza. Una relazione stimolante, in modo particolare per quanto riguarda la nostra condizione esistenziale, di esseri umani che abitano il sottosuolo. Una ricerca costante della propria sopravvivenza dinanzi ad una città che viene costantemente bombardata, da una parte e la ricerca di un luogo in cui poter essere se stessi, anche ammettendo la propria miseria e fragilità dall’altra. Una sopravvivenza come ricerca di libertà e una libertà che spinge alla sopravvivenza. Un binomio interessante se a questo aggiungiamo ulteriori sottosuoli che vanno dalle catacombe cristiane ai bambini e bambine senza tetto che vivevano nelle fogne di Bucarest per non morire di freddo. Un sottosuolo in cui l’umanità stessa cerca di sopravvivere ribaltando il sopra e il sotto, rovesciando i termini e le condizioni di vita, puntando sempre ad una libertà che non significa fare quello che si vuole ma essere se stessi, tentare di sopravvivere senza rinunciare a chi si è. Un sottosuolo ricco non solo di risorse, ma di persone. Un sottosuolo metropolitano in cui la spinta alla sopravvivenza, la vita quotidiana, la ricerca di libertà non convenzionali, la paura e il riscatto inventano e diventano forme nuove della condizione umana. Una città che nasce nel sottosuolo.
Se vogliamo estendere la metafora, tutti viviamo il sottosuolo. Il nostro sottosuolo e’ più propriamente un sottoatmosfera, o meglio un dentro l’atmosfera.
Viviamo in una sottilissima e fragile fascia di gas ossigenato, creatosi casualmente miliardi di anni fa, intorno ad un granello di Universo che chiamiamo pianeta Terra.
Non possiamo muoverci da qui se non per brevi e limitati spostamenti.
Fuori del nostro “dentro l’atmosfera” c’e’ un Universo, un infinito che bramiamo ma che la Natura ci impedisce, perche’ letale
Il nostro essere noi stessi sta nel non smettere di desiderare quell’ infinito che e’ oltre il nostro sottosuolo esistenziale e di “poterlo” conquistarlo con l’azione del nostro pensare.
Nella potenza del nostro pensiero ci scopriamo liberi e divini.
Credo che a completamento e a supporto di questa sopravvivenza sotterranea anche l’arte darà suo contributo visto che ,tanto per citarne una,la bellezza salverà il mondo…….immagino un sottosuolo in puro fermento che potrà dar vita ad un’altra forma d’arte.
Come la chiameremo?
Questo non lo so ma di certo sarà straordinariamente un arte che cambierà il modo di vedere le cose ed interpretarle, sono passati 100 anni dal periodo delle avanguardie di primo ‘900 è ora che ne vengano fuori altre che parlino a noi facendoci innamorare della vita e della bellezza del creato risalendo in superficie.