Sguardo estetico e sguardo etico
Tornando sulla dimensione dello sguardo, la riflessione di Giuseppe Tupputi e Massimiliano Cafagna del Laboratorio di immaginazione urbana, ha aperto interessanti spunti di riflessione. Guardando all’opera di Ugo Morelli, il quale ha connesso mindscapes e landscapes, possiamo notare come ci sia una connessione fra paesaggio e pensiero. Il punto di contatto fra i due è costituito dallo sguardo. Ma non uno sguardo simile a tutti gli altri oppure ad un punto di osservazione distratto o indifferente. Abbiamo già affermato, che parlare di sguardo significa anche parlare di riflessione, di una realtà trasformata dal pensiero e viceversa. Per questo, dunque, unire pensiero e paesaggio significa avere uno sguardo contemplativo, uno sguardo che riflette lasciando essere, innanzitutto. È uno sguardo che contempla la realtà, permettendo alla realtà di essere quella che è e per come è, attribuendole bellezza e scoprendone la bellezza insita all’interno. Uno sguardo contemplativo, dunque, è uno sguardo estetico sulla realtà, capace di coglierne non solo la contingenza, ma le connessioni fra ciò che è contingente e temporale e ciò che, invece, è eterno e che, paradossalmente, si manifesta all’interno della contingenza stessa. Lo sguardo contemplativo è lo sguardo che fa essere la realtà, nella bellezza e manifestandone la bellezza in una impotenza che mi fa riconoscere l’eccedenza di senso del reale. In questo cammino, dunque, lo sguardo estetico diviene uno sguardo etico, uno sguardo che sprona all’azione. La capacità di mettere in evidenza la bellezza appartiene allo sguardo estetico sulla realtà, ma questo non basta. In una città occorre anche salvaguardare, valorizzare, conservare, educare alla bellezza, mettendo in campo delle azioni etiche, capaci di far emergere la bellezza, di porre una forma nuova di bellezza, legata alla storia dei territori e dei luoghi. In questo senso si muovono le azioni del Laboratorio di immaginazione urbana, un collettivo di giovani architetti impegnati su Barletta e città limitrofe, che cerca di offrire una prospettiva nuova sulle città. Lavorando su ciò che già la città offre, lo sguardo etico diviene azione capace di trasformare non solo la realtà, ma di immaginarla differente, di trasformare, dunque, prima della realtà, lo sguardo stesso. In questo consiste l’immaginazione sulle città nel trasformare lo sguardo attraverso la congiunzione dell’estetica e dell’etica, partendo da ciò che già la città offre e che spesso ci sfugge. Per ritornare a guardare, ancor prima di agire nelle e sulle città.
Grazie Matteo!!
Purtroppo nelle nostre città l’estetica e
l’etica,quando percepite,sono state considerate due entità diverse ,slegate
quasi antitetiche.