Oltre la ceramica: l’oro
Durante la sua vita, Lucio Fontana ha dato vita non solo ai celebri tagli nelle tele ma anche a delle statuette fra cui risaltano, in maniera particolare, i Crocifissi. Utilizzando i materiali più diversi e dando vita alle forme più disparate Fontana dimostra tutta la sua originalità anche oltre i Concetti spaziali. Infatti, ciò che colpisce dei suoi crocifissi e, in particolare, di quello che andremo a presentare è il materiale utilizzato e, al tempo stesso, la posizione del crocifisso. Infatti, non ha nulla a che vedere con i Crocifissi di Velazquez o di fine Settecento, i quali ispirano maggiormente ad un sentimento di pietà, di teatralità della sofferenza, tipico dell’arte barocca e che ritorna ancora oggi, nelle varie mode folcloristiche. Il Crocifisso di Fontana, invece, viene creato con un materiale delicato e splendente, come la ceramica a cui si aggiunge un dipinto oro che rivela qualcosa ben oltre la ceramica, qualcosa di più prezioso. Se la ceramica mette in risalto il movimento di Gesù, l’oro pone l’accento sul corpo, un corpo splendente, un corpo che sembra essere già lontano dalla sofferenza e dal sangue, ma rivestito di luce. Insomma, un corpo crocifisso che è già risorto. Dietro la ceramica, dietro il velo della carne, dietro la sofferenza c’è già il corpo lucente, il corpo celeste della resurrezione. Attenzione, non che la crocifissione sia il velo dell’apparenza, come se Gesù avesse fatto solo finta di soffrire. La ceramica non è apparenza, anzi è un materiale che resiste al tempo, che rimane nello spazio, che non viene cancellato. Ma c’è qualcosa oltre la ceramica, c’è una luce nuova che dà significato alla crocifissione stessa, ed è la luce della resurrezione. Senza resurrezione, infatti, non avrebbe senso neanche la crocifissione o, al massimo, sarebbe solo la messa a morte di un grande uomo, di un maestro, di un profeta, ma nulla di più. L’oro, invece, simboleggia la condizione nuova, il momento nuovo, l’apice di una relazione che integralmente nuova. E questo apice viene simboleggiato anche dalla forma che assume il Crocifisso. Il piedistallo, la ceramica, i riflessi d’oro, la posizione del corpo, tutto indica più un alzarsi che un rimanere appeso, più un sollevarsi che un essere schiacciato sotto la croce, la quale non esiste come legno, ma solo come posizione del corpo. Perché quella croce, a cui fu appeso Gesù, non è più uno strumento di morte ma l’attesa di una relazione nuova, di un mondo che vive la sua alba, oltre la ceramica