Nel paradiso delle anime libere
At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9
Venerdì 13 novembre 2015, siamo stati scossi dalla notizia degli attentati terroristici a Parigi. Una serie di attentati che sono tornati spaventosamente alla ribalta con i fatti di Mosca. E, in quell’occasione, Antoine Leris, ha perso sua moglie e la madre di suo figlio in uno degli attentati. Celebre è diventata la sua lettera rivolta ai terroristi in cui scrive: “Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo, quello che so è che siete anime morte. Se questo Dio per il quale voi uccidete ciecamente ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Quindi non vi farò il regalo di odiarvi. Voi l’avete cercato, tuttavia rispondere all’odio con la rabbia sarebbe come cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io abbia paura, che debba guardare i miei concittadini in maniera diffidente, che io sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. È una battaglia persa. L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era così bella, bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Naturalmente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma durerà poco. So che lei ci accompagnerà ogni giorno e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere al quale voi non accederete mai. Siamo due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come tutti i giorni e poi giocheremo insieme come tutti i giorni e per tutta la sua vita questo piccolo vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, non avrete mai neanche il suo odio”. Rispondere all’odio con la rabbia è perpetrare il dolore inflitto dagli altri. Una lezione di vita che, per noi cristiani che oggi celebriamo la resurrezione di Gesù, è già manifestazione di quella vita nuova. Una vita nuova, una vita risorta, una vita che affronta anche il dolore, la sofferenza e la morte. Una vita che non si ferma al Venerdì Santo, che non si arresta dinanzi all’odio, alla vendetta, alla disumanizzazione, alla rinuncia della libertà in nome della sicurezza, al guardare gli altri con diffidenza. Celebrare, oggi, la resurrezione di Gesù significa esattamente questa capacità di rimanere umani per resistere dinanzi a tutte le disumanizzazioni e a tutta la schiavitù che ci circonda. Malvagità, oppressioni, guerre, cambiamenti climatici che rischiano di metterci in ginocchio, di spezzare ogni anelito di vita, di rinchiuderci nella sicurezza delle nostre case affinché nessuno possa toccarci e pensando che, in fin dei conti, l’importante è godere di questi piccoli momenti di stabilità. Ma la resurrezione di Gesù ci invita a non cedere all’odio, a guardare il sepolcro aperto, ad entrare nei sepolcri della storia senza fermarci solo lì dinanzi o fare finta che non esistano. La resurrezione è esperienza di una realtà nuova, è capacità di guardare in faccia alla sofferenza ed essere anche devastati dal dolore, ma non cedere a tutto questo. Non per una forza personale, ma perché Gesù stesso non ha ceduto il passo alla morte, non si è lasciato abbattere da tutte le sofferenze provate, come neanche dalla solitudine e dal tradimento dei suoi discepoli. Ha mangiato e bevuto con i suoi discepoli, non ha avuto rabbia o desiderio di vendetta per loro ma ci invita ad alzare lo sguardo, a cercare le cose di lassù dove è Cristo stesso. Siamo risorti ogni volta che, come Leris, non cediamo alle lusinghe dell’odio, non ci avveleniamo la vita cercando di rispondere al male con il male, ma educhiamo le prossime generazioni ad essere libere e felici, perché questo è il grande affronto che possiamo fare agli altri, la nostra risposta più autentica. Quell’uscire dal sepolcro della morte con la consapevolezza che nulla va perduto, ma che chi ama si ritrova nel paradiso delle anime libere, è già un’anima libera, un’anima risorta nel Signore Risorto. Quel paradiso dove la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.
Bellissima lettera. C’è poco da dire, solo farne tesoro.