Movida: la grande giostra urbana
Da recenti fatti di cronaca emerge un fenomeno preoccupante che sta caratterizzando la vita stessa delle città. Il fenomeno è quello della violenza in relazione ad una dinamica sociale che è quella della movida. Ci sono varie forme di violenza, come ben sappiamo, e vengono esplicate a vari livelli e in diverse funzioni. In questa sede non ci interessa ricostruire un solo fatto di cronaca, né ricercare le forme di violenza espresse nelle città. Ci interessa esaminare una qualche forma di rapporto che sussiste fra la violenza e la movida. Il termine movida è mutuato dalla lingua spagnola e veniva utilizzato, negli anni Ottanta del Novecento, per significare un particolare clima di vitalità notturna all’interno delle città. Storicamente si tratta di un fenomeno legato al ritorno della democrazia in Spagna, dopo la caduta della dittatura fascista. Movida, dunque, ha a che fare con un fermento sociale, culturale e artistico che si svolgeva soprattutto di notte, tempo che durante le dittature e le emergenze, è destinato al coprifuoco. Anche durante i mesi di lockdown, fra le restrizioni, c’era quella del coprifuoco, legato a motivi di emergenza. Infatti, nei mesi successivi al lockdown, una delle manifestazioni di ripresa e di ritorno alla normalità è stata proprio la movida. Una vita notturna, fatta di ritmi differenti e di una dinamica urbana alternativa a quella delle ore lavorative. Insomma, la movida è il tempo urbano del divertimento notturno, delle relazioni tranquille, come anche delle trasgressioni. Anche il fenomeno stesso della movida, seppur di recente costruzione, è cambiato nel corso degli anni, affondando le sue radici anche nelle forme e nelle funzioni delle città. Facile vedere il cambio di rituali e forme della movida passando dalle balere alla celebre febbre del sabato sera, fino a giungere ai locali in un centro storico pedonalizzato. Forme differenti per creare socialità, riti e approcci differenti. E della movida ha sempre fatto parte anche la violenza, chiusa fino a poco tempo fa, nel circuito della trasgressione. Se volessimo gettare uno sguardo alla movida contemporanea, ci accorgeremmo che non si tratta più, in prevalenza, di una vitalità artistico-culturale ma di una forma differente, maggiormente legata all’animazione. Un cambio che emerge soprattutto nelle funzioni economiche legate alla movida, più che a contenitori di senso. Più bar, più tavolini, più alcolici, più musica, che pongono nuove forme di socializzazione, legate maggiormente al come sono visto, come e se gli altri mi vedono. Una forma di socializzazione in cui riflettere continuamente il proprio “profilo social” sia nella realtà materiale sia nella realtà virtuale. Una grande giostra urbana che gira sempre su se stessa, in cui ci si diverte, fino a quando gira, poi basta. Ed è in questa grande giostra che rientra anche la violenza, in una forma di sospensione della quotidianità e inserimento in un rituale sociale come quello della movida. Non si tratta di una violenza quotidiana e ordinaria, ma di eventi straordinari accumulati nel periodo della movida, nella sospensione di un ritmo giornaliero. In questa sospensione si creano nuove dinamiche di potere e di forza, fra chi detiene il centro e governa la movida e chi ne usufruisce. La sospensione del ritmo quotidiano, non significa sospensione dei rapporti di forza, sussistenti anche nella movida, ma trasformati secondo il ritmo e i luoghi della movida stessa. Differenze di potere fra donne e uomini, fra centro e periferia, fra adulti e giovani, fra adolescenti che si affacciano in centro per la prima volta e chi ne è un abituale frequentatore, fra chi gestisce un locale in centro e chi detiene le piazze di spaccio di droga, fra chi chiede il pizzo ai locali e i presidi delle forze dell’ordine. All’interno della movida, dunque, si creano nuovi rapporti di forza e nuove gerarchie, mantenute salde anche con la violenza. Rapporti di forza che riguardano più il governo dei territori che le istituzioni e in cui le istituzioni stesse riconoscono di non essere le sole a decidere sui luoghi della movida. Dietro la vetrina del divertimento, dunque, nascono e si muovono rapporti di forza e nuove gerarchie di potere, la cui violenza è solo la punta dell’iceberg. Ed è proprio quando la violenza si scatena, improvvisa e spropositata, che ci rendiamo conto di quanto serva uno studio e una riflessione proprio sui luoghi della movida, sull’indotto che producono in termini di turismo e di divertimento, come anche in termini di illeciti, illegalità, proibizioni e trasgressioni. Gli spazi della movida, dunque, segnano uno stile di vita in cui la libertà è legata alla sospensione della legge e della normalità. Perché la movida rivela il vero volto della libertà contemporanea: una grande giostra urbana, da dove prima o poi si scende. Se si sopravvive.