Marina Abramovič e la contemplazione
Oggi parliamo di un’opera d’arte un po’ speciale dal momento che si tratta di una performance o, meglio, di una delle maggiori performance di Marina Abramovič. La performance è stata tenuta presso il MOMA di New York dal titolo Artist is present, L’artista è presente. Si è trattato di 30 giorni in cui l’Abramovič è stata ferma, immobile, seduta su una sedia di legno da una parte del tavolo. Dall’altra parte si sono succedute donne e uomini, spettatori del MOMA che si sono seduti dall’altra parte del tavolo e hanno sostato per tutto il tempo che hanno desiderato, semplicemente guardando negli occhi l’Abramovič. La performance ha messo in risalto come l’artista stesso diventi un’opera d’arte nella misura in cui viene guardato dal fruitore. Tuttavia, il modo di guardare l’arte non è quello di ogni altro oggetto. Non si guarda un’opera d’arte come si guarda qualsiasi altro oggetto, ma si contempla l’arte così come si contemplano le persone. Guardare un’opera d’arte, infatti, significa acquisire uno sguardo diverso sulla realtà, uno sguardo nuovo, uno sguardo oltre che ci riporta agli oggetti e al mondo che abitiamo in maniera differente da come l’avevamo lasciato prima della contemplazione dell’arte. Inoltre, quando si contempla un’opera d’arte come si contempla una persona, accade qualcosa di inedito, qualcosa di inatteso. Infatti, le persone portano con sé un sostrato di storie, di esperienze, di conflitti irrisolti, di conquiste, di speranze che, nello sguardo, pian piano emergono. Questa è la differenza fra vedere le cose e contemplarle. Perché nella contemplazione, lo sguardo si dirige verso l’integrità della persona. E tutto questo è emerso soprattutto quando, durante la performance di Marina Abramovič si è presentato Ulay, il suo grande amore nonché il suo compagno di performance. Scomparso qualche mese fa, Ulay è stato l’artista con cui Marina Abramovič ha condiviso tutto nella sua vita, fino alla rottura delle relazioni dopo il viaggio sulla muraglia cinese. I due si sono rincontrati lì, dinanzi ad un tavolo e seduti su due sedie dopo anni in cui avevano interrotto ogni relazione. Un sussulto, un sorriso, l’abisso della memoria che avanza, le lacrime che rendono nitidi e trasparenti i ricordi, fino ad esprimere l’indicibile e ineffabile dell’amore. Secondi dove la contemplazione viene nutrita dalla conoscenza e la conoscenza diviene attinge alle sorgenti dell’amore, di ciò che è stato e che viene ripulito dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla vendetta, per lasciare solo spazio alla trasparenza di un volto che vale molto più di mille parole. In questo momento, allora, l’Artista è presente ma è anche presenza, in quanto riporta tutto se stesso nell’opera d’arte, fino a far diventare la sua stessa vita un’opera d’arte, da contemplare.