L’uomo dei palloncini
La terza puntata della prima serie di Gotham si apre con il ritorno di Pinguino in città. Per le strade, nella quotidianità, si registrano un numero altamente considerevole di furti, ingiustizie, corruzione e ogni forma di illegalità. La prima frase di Pinguino, ammirando estasiato tutto questo, è: “Casa mia!”. Pinguino non è solo un cittadino di Gotham, ma ne è un abitante, un giovane uomo che sceglie di abitare in città, tanto che ogni volta che ne verrà esiliato o che dovrà fuggire per cause di forza maggiore, tornerà sempre presente e operante nel tessuto urbano. Gotham è la casa di Pinguino, il suo habitat naturale, l’ambiente non solo fatto di palazzi e di mura, ma di persone che, come insetti, cercano di sopravvivere fra il traffico, i fumi e i suoni della grande metropoli. Ed è proprio in questo clima che sorge un primo giustiziere: l’uomo dei palloncini. Dinanzi ad un palazzo dell’alta finanza ecco che si presenta un uomo con la maschera da maiale, il quale incatena un alto funzionario della finanza ad un grande pallone per farlo sollevare in aria. La prima vittima è un uomo dell’alta finanza che ha sperperato tutti i risparmi dei contribuenti giocando in borsa, poi un poliziotto corrotto e violento, un alto membro del clero sospettato di pedofilia e, alla fine, toccherebbe al sindaco. Tuttavia, le indagini di Gordon e del suo compagno Harvey bloccano in tempo l’uomo dei palloncini, il quale afferma di essere un giustiziere. La sua storia è la storia di tante persone che sono state ingannate e frodate dal sistema. Una persona che ha lottato per dare un futuro migliore ai ragazzi di Gotham ma i cui piani sono scoppiati in aria a causa delle restrizioni imposte dal sindaco James, per cui i ragazzi e le ragazze sono stati costretti al riformatorio. Un uomo che suscita tenerezza, compassione ed anche un certo seguito fra i cittadini di Gotham. Si tratta, infatti, di una persona che dinanzi alle ingiustizie, cerca di farsi giustizia da solo. Una persona che dinanzi al proliferare della corruzione, dell’abbandono e della complicità da parte delle istituzioni, cerca di colpire esattamente quelle persone che incarnano il potere. E il suo metodo per farsi giustizia è il contrappasso di tanti palloni gonfiati delle istituzioni che sfruttano il loro potere per opprimere. La giustizia assume delle forme simboliche tutte particolari, in uno stretto parallelismo fra solitudine e vendetta. Non una vendetta personale, ma una vendetta nei confronti di chi invece di difendere e tutelare il tessuto sociale, lo rende sterile attraverso la prevaricazione. Una domanda di giustizia che, anche dopo l’arresto dell’uomo dei palloncini, rimane nell’aria. Lo stesso Jim Gordon si chiederà chi sta combattendo e per chi sta combattendo dal momento che legalità e illegalità, a Gotham, vanno a stretto braccio. Allora, la sola risposta che sa dare il detective Gordon, incarnazione della difesa poliziesca della giustizia, è che se il popolo prende la giustizia nelle proprie mani è finita! Per cui il popolo non è in grado di fare giustizia e la giustizia non rappresenta il popolo, perché non c’è altra giustizia al di fuori dell’esercizio della violenza. E se il popolo prende su di sé la giustizia–violenza, allora scoppierà il caos e la catastrofe. Perché, a Gotham, non c’è altra giustizia al di fuori della violenza.