L’economia nelle città: dall’accumulazione alla sostenibilità
Come ben sappiamo, non esiste una definizione univoca di città, in quanto la città stessa è il luogo dell’equivoco, il luogo in cui le voci e le prospettive hanno una loro dignità. Tuttavia, se volessimo affrontare il tema della città dal punto di vista dell’economia, ci accorgiamo già che non possiamo fare a meno di una scala di relazioni e interrelazioni con altre discipline che vanno dalla sociologia all’antropologia, passando per l’urbanistica. Il grande tema dell’economia urbana accompagna da sempre l’idea stessa di città, in quanto la città nasce per una economizzazione delle risorse. I primi agglomerati umani nascono intorno agli spazi coltivati, ai campi che producono un’economia legata alla terra e, quindi, alla dimensione locale. La rivoluzione industriale ha accelerato ulteriormente i processi di urbanizzazione degli esseri umani, fino ad arrivare al 2007/2008 anni in cui la maggior parte delle persone del mondo vive in città. Stiamo assistendo, dunque, ad una consapevolezza sempre maggiore del vivere in città e dell’abitare gli spazi urbani come fattore di benessere. Eppure, possiamo accorgerci che la densità urbana non sempre corrisponde ad un arricchimento e ad un benessere economico. Le grandi metropoli del mondo sono agglomerati urbani densamente abitati in cui le disparità economiche, e di conseguenza, sociali sono più evidenti. L’aumento di densità delle città non contribuisce strettamente al benessere economico, soprattutto in una visione capitalista. L’economia urbana, la quale attira grandi densità di persone, è tale per l’assunzione di rischio che porta, non per un automatico benessere. Si giunge in città, insomma, per fare fortuna ma, ancora di più, per trovare una stabilità economica, difficile da trovare in altri luoghi. Dunque, l’aumento di densità urbana non ha una proporzione diretta con il benessere economico, quanto con la disparità sociale fra le persone, le quali non sono sicuri di una stabilità economica all’interno delle città, quanto di un rischio nell’affrontare possibilità maggiori che la città può offrire, a livello di interazione. Da questa presa di coscienza fra densità ed economia urbana, possiamo giungere alla considerazione di come nelle città si produce la maggior parte del prodotto interno lordo di un Paese, non attraverso una maggiore distribuzione delle risorse, ma attraverso uno sviluppo diseguale dell’economia. In questo modo, l’economia capitalista all’interno delle città genera uno sviluppo economico che produce non un benessere collettivo, ma disparità, differenze, segregazioni non solo sociali ma spaziali, che vanno dai quartieri per ricchi alle grandi periferie di edilizia popolare. Così, se la città nasce per condividere risorse, capitali, benessere, si trova stretta in una morsa paradossale per cui lo sviluppo economico è ciò che maggiormente disgrega le città e, di conseguenza, gli esseri umani che le abitano. Allora, torniamo alla domanda iniziale: perché nascono le città? In economia la città nasce per ridurre i costi delle interazioni umane, collaborando e scambiando informazioni, risorse e prossimità. Nella prospettiva dell’economia urbana, la città nasce per abbattere i costi fra gli esseri umani ed è su questo punto che ci occorre effettuare un passaggio economico dallo sviluppo alla sostenibilità. Una delle grandi sfide dell’economia urbana è la capacità di creare sinergie, sostenibilità, accessibilità alle abitazioni. Accesso alle risorse con un network sociale rende l’economia urbana un fattore che crea le città attraverso l’erogazione di servizi. Il futuro delle nostre città si gioca sul tema della sostenibilità economica, posta fra un aumento dell’urbanizzazione e della densità urbana e un insieme complesso e contestuale di servizi che variano di città in città fondati sulle interazioni fra cittadini piuttosto che sull’accumulazione del capitale. In questo modo, l’economia può contribuire a migliorare le nostre città, per renderle non solo il terreno di gioco del capitalismo, ma un luogo in cui ci riscopriamo tutti esseri sociali.