Il grado zero
Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33
Partire da zero. Questo è l’invito che sembra proporci la Parola di oggi. Partire da zero. Espressione che abbiamo ritrovato in una intervista, recentemente rilasciata per Artribune dalla coppia di architetti Massimo Alvisi e Junko Kirimoto. Coppia nel lavoro come nella vita, dopo aver lavorato rispettivamente con Renzo Piano e Massimo Fuksas, hanno scelto di aprire uno studio insieme, oggi al ventesimo anno di attività. Nella intervista ricordano come Renzo Piano ha suggerito loro di ripartire da zero. Dove ripartire da zero non significa dimenticare tutto quello che è stato, ma reinventarsi nuovamente, senza seguire uno stile già dato ma dialogando con la committenza, con chi hanno dinanzi. Non una replica di ciò che hanno fatto, ma una consapevolezza di ciò che è stato e una apertura al nuovo. In questa dialettica fra consapevolezza e ripartenza c’è il partire da zero. Non dal nulla, ma dal grado zero ovvero dal punto universale senza protocolli o schemi già dati, senza aver già in mente cosa fare ma cercando di conoscere e scoprire dove il cammino con l’altro ci porterà. Questo vale per l’idea architettonica di Alvisi e Kirimoto, ma soprattutto vale per la liturgia di oggi, per la Parola che annuncia una alleanza nuova con Geremia. Una alleanza che è il grado zero e da cui ripartire da zero, dopo che il Tempio è stato distrutto e il popolo mandato in esilio in Babilonia. Dopo tutto quello che è accaduto, dopo una riduzione a zero, da zero ripartire. Ecco, allora, che l’alleanza nuova non esclude le precedenti e non ripete neanche quello che è avvenuto con le precedenti alleanze, come se tutto fosse ripristinabile come era, come se tutto potesse essere rifatto come prima, facendo finta che non sia successo niente. Le cose accadono e quando accadono, alle volte, ci chiedono di partire da zero, di non seguire un copione prestabilito, ma di tentare una strada nuova, dai risultati imprevedibili e anche inattesi. Questa è l’alleanza nuova, una alleanza che questa volta non viene scritta sulle tavole ma nei cuori, una alleanza che coinvolge le persone, che riparte da una duplice frattura, del popolo con Dio e del popolo in se stesso, fra la casa di Israele e la casa di Giuda. Un partire da zero che anche Gesù ha vissuto facendo della sua stessa vita il grado zero da cui ripartire. Quando nella Lettera agli Ebrei ascoltiamo che Gesù ha offerto preghiere e suppliche, riconosciamo anche che tutte quelle preghiere sono state esaudite per il pieno abbandono al Padre, abbandono che Cristo ha imparato nella sua vita, attraverso l’obbedienza e che lo ha portato fino alla croce. Ed è dalla croce che noi scorgiamo il grado zero, il ricominciare da zero della vita. Come il chicco di grano che muore, che si riduce a zero, e da zero fa nascere una nuova vita, dal grado zero rivela tutta la potenza della vita. Ecco, allora, come il grado zero non un far finta che tutto ciò che è stato non è mai esistito, ma si tratta di giungere all’essenziale, al fondamento e dal fondamento ripartire. Fondamento che per Alvisi Kirimoto è il dialogo con la committenza senza uno stile predefinito, fondamento che per noi è la croce stessa in cui si rivela la gloria del Padre. Un dialogo che intercorre anche fra Gesù e il Padre, un dialogo che scorre fra di loro, un dià Logos, in cui noi siamo in mezzo, in cui noi siamo accompagnati al grado zero della croce, in cui il grado zero diviene il fondamento per ripartire, senza uno stile già definito, senza una ripetizione disincarnata di ciò che è stato, ma attraverso una consapevolezza del passato e una strada nuova verso il futuro. Tanto che iniziamo ad ascoltare non solo di Giudei ma anche di Greci, di persone nuove che si aggiungono alla narrazione e che transitano nella narrazione stessa, che passano di bocca in bocca, di discepolo in discepolo. Per essere tutti riportati alla morte e resurrezione di Cristo, il grado zero da cui ripartire.
Quante volte ho ricominciato da zero? Un’infinità di volte. Forse ogni giorno… ogni mattino della mia vita. Mi accorgo ora che ci vuole anche coraggio a rimettersi in gioco facendo finta che gli errori fatti siano solo un trampolino di lancio per un futuro migliore. Ma solo così si può mettere al primo posto, caparbiamente, l’amore