I manoscritti non bruciano: Gerusalemme e Mosca, il Maestro e Margherita
Uno dei romanzi più intensi e provocatori del Novecento letterario rimane Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Un romanzo che intreccia la vita personale dell’autore alle vicende del Maestro stesso, la censura del regime sovietico al processo di Gesù di Nazaret, l’amore per Margherita con il sacrificio. Una serie di temi che si intrecciano e che sembrano avere un unico comune denominatore: Woland, il diavolo. È il personaggio che passa attraverso i mondi letterari messi in scena da Bulgakov, che si insinua e si infiltra a Gerusalemme come a Mosca, insieme ai suoi sgherri Behemoth, Korov’ev (o Fagotto), Azazello, Hella, Abadonna. Tutti personaggi messi in scena da Bulgakov e che permettono al racconto non solo di proseguire ma anche di passare da un piano narrativo all’altro, fino alla sintesi conclusiva. Il libro, infatti, presenta differenti piani: in primis l’arrivo del diavolo Woland in una Mosca alle soglie dell’approvazione dei Piani Quinquennali, con la proclamazione dell’ateismo di Stato, con la razionalità sovietica intenta al progresso e al forgiare l’uomo nuovo. Dall’altra un Ponzio Pilato che si trova dinanzi ad un potenziale sovversivo in una Gerusalemme caotica e rumorosa che cerca di mettere a morte questo Gesù. Così, mentre le vicende che coinvolgono Mosca proseguono verso la ricerca del Maestro da parte di Margherita, a Gerusalemme, più di mille anni prima, si incontrano e dialogano Ponzio Pilato e Gesù. Ad un certo punto, verremo a scoprire che il racconto del dialogo fra Gesù e Pilato non è nient’altro che il manoscritto che il Maestro aveva scritto e, in seguito, dato alle fiamme a causa dei problemi di censura che aveva attraversato. Problemi che lo stesso Michail Bulgakov aveva attraversato e che lo accompagneranno per tutta la vita. Un romanzo a tratti biografico, a tratti sovversivo, a tratti cristiano e a tratti di formazione, tutto intrecciato insieme in due città, Mosca e Gerusalemme, anch’esse collegate, nel tempo e nello spazio. Ciò che sembra suggerire, infatti, Bulgakov, è che la censura che egli stava vivendo, la censura che vive il Maestro a Mosca, è la stessa censura che vive Gesù dinanzi a Pilato quando affermerà che verrà un giorno in cui ogni potere e violenza scomparirà. Un romanzo, dunque, che suscita il nostro interesse perché mette insieme non solo le storie che avvengono all’interno delle città, ma anche le città stesse, oltre il tempo e il contesto in cui certe storie avvengono. La letteratura, dunque, ci permette di scorgere questo lato delle città, fatte non solo di ciò che avviene dentro di esse ma della possibilità di comunicare ciò che avviene e di ricollegarle in una rete fittissima di vicende nel tempo e nello spazio. Non perché le cose si ripetano allo stesso identico modo, ma perché una storia acquista una ermeneutica differente, uno spessore altro, una vitalità nuova anche riletta alla luce di altre storie, di altre città, di altri luoghi. Perché, come ci ricorda Bulgakov, fra Gerusalemme e Mosca: i manoscritti non bruciano.