Guida turistica scartata 5: Casa Pegaso
Seguire un giovane familiare con disabilità comporta impegno, dedizione ma anche preoccupazione per il futuro, soprattutto per i genitori. A volte ci si sente sperduti, persino un po’ abbandonati a se stessi. È in questi frangenti che è fondamentale fare gruppo, unire le forze e le esperienze, talvolta andando a sopperire a ciò che il servizio pubblico non riesce a offrire. Sono queste le motivazioni che hanno portato alla nascita dell’associazione Pegaso Odv nel 1998, costituita a Bisceglie su iniziativa di 15 familiari di persone con disabilità unite dal desiderio comune di assicurare un futuro ai propri figli. Casa Pegaso è la risposta alla domanda ricorrente dei genitori: “Che ne sarà dei nostri figli quando noi non ci saremo più?”. La storia di casa Pegaso segna una pietra miliare nel panorama della città di Bisceglie. Non solo per la nobiltà dell’iniziativa, ma perché ha consentito e consente tutt’ora a tante famiglie di rispondere ad una domanda concreta rispetto al futuro dei loro figli e figlie con disabilità: “Che ne sarà dopo di noi?”. Una domanda tagliente, che pesa come una spada di Damocle, su tante famiglie che guardano i propri figli con disabilità schiacciati da meccanismi di scarto sociale e culturale. Oltre casa Pegaso, ci sono ancora tante e tante famiglie abbandonate a se stesse, con situazioni di persone con disabilità, anche grave, fisica e psichica, per cui questa domanda pesa ancora tanto sulla coscienza. Casa Pegaso, allora, non è solo un’ancora di salvataggio per un dopo di noi di tante famiglie che partecipano al progetto, ma anche un luogo che pone al centro dell’attenzione sociale e culturale dilemmi culturali e politici estremamente profondi e stringenti. Ci basti citare una scena del film Dio esiste e vive a Bruxelles, in cui la figlia di questo dio crudele e malvagio, invia le date di morte a tutti gli esseri umani. Quando una mamma riceve la sua data di morte e si accorge, tragicamente, che vivrà meno di suo figlio disabile (cosa che si può supporre anche senza sapere la propria data di morte!), ecco che tenta di ucciderlo, soffocandolo con un cuscino. Una scena tragica ma che mette in evidenza tutta la drammaticità di una domanda che pesa, non solo sulle coscienze delle famiglie, ma su tutti i cittadini. E Casa Pegaso riesce a trasformare la drammaticità di quella domanda in casa di integrazione e interazione, dove ciascun ospite può sentirsi a casa, ciascuno di noi, che fa visita a quella casa, si sente accolto, dal prendere un gelato al lavorare con gli abitanti di quella casa. Facendo anche del materiale di scarto, come possono essere trucioli o tappi di sughero, una capanna, un luogo abitabile, un presepe in cui anche il Dio-Bambino sceglie di abitare molto volentieri.
Spesso dimentichiamo di essere fragili: basta un attimo e noi potremmo far parte degli scarti.
Per questo dobbiamo considerare un privilegio essere dalla parte degli scartati.
Come mamma caregiver posso confermare che quanto ho letto è una realtà vera e dolente ,noi siamo gli invisibili,ecco che scatta la preoccupazione dei genitori per questi figli. Penso sia legittimo per un genitore desiderare di lasciare in buone mani questi ragazzi in un futuro sapendo di aver investito tutto l’amore e il tempo possibile.
Questi ragazzi sono pieni di talento e sensibilità sono da scoprire e rispettare in tutta la loro natura.