Gli uomini: le città e la politica
L’ultima popolazione che vogliamo prendere in considerazione per quanto riguarda il mondo immaginario di Tolkien è quella, prettamente umana. Gli uomini della Terra di Mezzo non solo abitano i territori, ma vivono nella loro condizione l’essere “in mezzo”. Non sono come gli elfi, anche se sono in grado di raggiungere delle vette di nobiltà d’animo. Non sono come i nani, anche se l’ossessione e la passionalità sembra facilmente impadronirsi di loro. Non sono come gli Hobbit, anche se ne sono stretti parenti e possono anche loro rimanere umili o dimenticarsi della loro condizione. Sono coloro che si fanno facilmente corrompere dal male e che vivono una continua lotta contro il male. Non a caso, nella geografia tolkeniana, la terra di Mordor è esattamente prospiciente i territori abitati dagli uomini. Una sottolineatura importante anche per comprendere come il male agisca sulla popolazione. Infatti, la caratteristica principale dell’esercizio del male sugli uomini è quella della corruzione. Il male corrode, prosciuga, risucchia, corrompe e gli esseri umani hanno bisogno di una costante vigilanza, di una costante ricerca di equilibrio, di una continua linfa da cui attingere vita. Non a caso, il simbolo di Gondor, il grande reame degli uomini è proprio un albero bianco, un albero che non mette foglie e fiori in quanto attende il ritorno del re degli uomini. Un’attesa che ricorda, in termini biblici, l’escatologia e il ritorno del Cristo Re in grado di riunire tutti gli uomini della Terra di Mezzo per contrastare il male. Un re che non si fa corrompere dal potere, che non si lascia risucchiare dal male e che invecchia saggiamente. Una forma monarchica che, più che sottolineare delle preferenze nella gestione del potere, indica lo stretto legame fra l’essere umano e la sua dimensione politica. La popolazione degli uomini è strettamente connessa al ritorno del re, al governo e all’amministrazione saggia, insomma al legame che intercorre fra la politica e la città. Infatti, la tipologia abitativa degli uomini della Terra di Mezzo è la città. Grandi e maestose, capolavori di architettura e depositi di saperi antichi, le città degli uomini ricordano molto da vicino le utopie urbane rinascimentali. Se prendiamo, ad esempio, la città di Minas Tirith la costruzione per livelli, la pianta concentrica, l’armonia ardita della costruzione sui crinali della montagna ricorda la Città del sole di Tommaso Campanella. Inoltre, esattamente di fronte a Minas Tirith si trova Minas Morgul, la città fondata dal fratello di Isildur, il quale è, sua volta, fondatore di Minas Tirith. Minas Morgul era conosciuta come Minas Ithil prima di diventare la dimora del Negromante Re, luogotenente delle armate di Mordor. Minas Morgul è la città che viene conquistata dalle forze del male, corrotta e capovolta nel suo senso politico. Minas Morgul è, insomma, l’immagine di come agisce il male nel cuore degli esseri umani, capovolgendo a poco a poco le istituzioni politiche e i tessuti urbani. Se Minas Tirith è la città che attende il re, come immagine sintesi fra politica e città, Minas Morgul è la città del dittatore che dirige e conduce armate ma non cittadini. Infatti, quando gli eserciti di Mordor escono da Minas Morgul per attaccare Minas Tirith, l’immagine che viene suggerita è quella di una parata militare che troviamo nei regimi dittatoriali di ieri come di oggi. Ma, oltre Minas Tirith, gli uomini abitano in altre città, costruite secondo gusti, stili e tradizioni che riflettono la cultura presente: dalle città sul lago sotto la Montagna Solitaria, ai villaggi intorno ai territori degli Hobbit, sotto le rovine del grande Regno del Nord, per giungere a Rohan in stile celtico legata all’allevamento dei cavalli. Ogni città, insomma, è espressione politica di un territorio, ma sempre e comunque dirimpetto al male, capace di guardare il male negli occhi e di lottare contro la corruzione del male stesso. Le città, allora, sono la parabola dell’esistenza dell’essere umano, di una esistenza politica, che cerca continuamente di tenere in bilico i più nobili sentimenti e le passioni più materiali, cercando di ricordare di essere quotidianamente piccoli e di lottare contro ogni forma di corruzione che disgrega la città, la politica, l’esistenza e l’esistente. Un reame immaginario, abitato da tante creature, ma soprattutto che ci abita dentro.