Francesco Somaini: il monumentum come denuncia urbana
Francesco Somaini è stato uno scultore italiano, scomparso nel 2005 ed oggi ricordato in una mostra a Palazzo Reale, a Milano. La peculiarità della scultura di Francesco Somaini è data del legame con la città. Secondo Somaini, infatti, ogni opera d’arte funziona come un monumentum, ovvero con un monito all’interno delle città. L’arte è monumentum, non solo a livello storico ma soprattutto, per Somaini, a livello urbanistico. In tutte le nostre città siamo abituati a vedere monumenti che ricordano personaggi famosi, grandi eventi storici, calamità naturali. Tuttavia, questa visione della scultura come un monito storico, sembra essere riduttivo in quanto ci spinge ad evidenziare solo alcuni elementi della storia, coniugando la scultura urbana alla memoria del passato. In questo senso, il monumentum sarebbe solo un monito del passato, un qualcosa che viene lasciato nello spazio urbano per segnalare ciò che è avvenuto, ciò che è stato, chi è passato di lì, e basta. Letto in quest’ottica, allora, i monumenti delle nostre città sono semplicemente il passaggio obbligato di una memoria collettiva fatta di ricorrenze e celebrazioni che, in realtà rischiano di coinvolgere al massimo qualche anziano o qualche scolaresca. Per Somaini, invece, i monumenti non sono solo moniti del passato ma opera di denuncia sociale e collettiva. Opere d’arte contemporanea che rispecchiano la situazione storica e sociale in cui sono costruite e nelle città in cui sono collocate. Si tratta, insomma, di un’arte che non disprezza il passato ma che comunica al presente e nel presente le distorsioni sociali e collettive. Si tratta, allora, di un’arte che inserisce la Contemplazione del pioppo del 1977, come elemento naturale dove si trova solo asfalto e cemento, riflettendo su come la natura diventi spettacolo. O, ancora, la Sfinge di Manhattan, un fotomontaggio di una scultura posta al centro di una strada, così grande da ingombrare e ostacolare la vista. Monumenti che eccedono nel paesaggio urbano, che diventano scandalo e rivoluzione nel momento in cui non si possono attuare pratiche di rinnovamento sostenibili. In questo passaggio consiste il monumentum non solo come elemento celebrativo di una città, ma come denuncia, anche dura e angosciante, di condizioni urbane che non sono più a misura d’uomo. Come diceva lo stesso Somaini: «L’arte, la scultura, è ora che ingombri la città di sé, ostacoli il traffico, sbatta in faccia l’angoscia esistenziale ai compassati signori delle strade centrali, denudi la città, scopra le pudende e risacri il dissacrato là dove la città ha separato di un taglio fittizio onorabilità e realtà». Si tratta, insomma, di ridisegnare il monito alla città attraverso l’arte, scolpendo la città così come la realtà, inseguendo non ciò che è stato ma reinterpretando il passato per l’oggi. In questo modo, attraverso la bellezza, le nostre città avranno un futuro.
Onorato di averlo conosciuto personalmente è stato il mio professore di scultura all’accademia di belle arti di Bari. Purtroppo solo per un anno accademico,
Ma in quell’anno ho maturato ancora di più l’idea della scultura come
mezzo per esprimere, con forza d’animo, la trasformazione della materia in un messaggio capace di affermare proprie idee di libertà e giustizia.