Errare, apposta
L’opera del Canaletto, Capriccio con edifici palladiani, ci fa pensare di essere nell’elegante Venezia. Sia per la presenza delle gondole e del grande canale fluviale, sia perché il nome dell’artista è irrimediabilmente agganciato a Venezia. Il Canaletto, pseudonimo di Giovanni Antoni Canal, è celebre per le sue versioni di Venezia, eppure in questo dipinto qualcosa non torna. Attorno al canale ci sono edifici che non sono di Venezia, come la Basilica Palladiana a destra e il Palazzo Chiericati a sinistra, entrambe architetture di Andrea Palladio che ritroviamo a Vicenza, mentre al centro troviamo il progetto del Ponte di Rialto sempre di Palladio e mai realizzato. Quest’opera, infatti, è il Capriccio con edifici palladiani dove la scena della città di Venezia si confonde con quella di un’altra città che è Vicenza. L’errore del Canaletto è un errore voluto, un errare apposta. Ed è un po’ quello che accade alla popolazione di Babele, dove il Signore confonde le lingue. Perché dove pensiamo che ci sia solo confusione e caos, è possibile creare un’armonia nuova, un nuovo modo d’essere che scardina i nostri schemi individualisti e monotoni. Basta solo mettersi in cammino, errare. Per giungere a nuove sintesi creative. Ho mai pensato che da un errore potesse nascere qualcosa di nuovo?