Eros e casa: corpi da abitare
In un suo articolo apparso per il numero di Philosophy Kitchen dedicato ad Amore. variazioni sul tema, l’architetto Carlo Deregibus offre un interessante spunto per declinare gli spazi a seconda dell’eros. Una relazione interessante che tiene insieme il nostro modo di abitare con una delle dimensioni preponderanti della nostra vita: la sessualità o, per dirla più in generale, l’affettività. Una relazione che se ci sembra essenziale da una parte, dall’altra viene spesso elusa nella progettazione architettonica e nel modo di concepire gli spazi di casa, come anche nel tenere un discorso sull’eros in sé. Infatti, prima di affrontare la relazione fra eros e abitare, ci occorre affrontare una serie di pregiudizi che riguardano da una parte l’eros e dall’altra la casa. Il primario e urgente pregiudizio che riguarda l’eros, a nostro parere, è quello di essere fin troppo assimilato e confuso con la pornografia, con una visione del sesso da prestazione, da durata e da dimensioni. Un eros appiattito sulla pornografia che lascia poco spazio di manovra nel parlarne per non turbare gli animi delle persone. Mentre dall’altra parte, un pregiudizio sulla casa che, secondo Deregibus, è ancora fin troppo legata ad una divisione netta degli spazi e ad una omologazione strutturale. La casa, insomma, sembra essere il posto della decadenza dell’eros piuttosto che il luogo ludico-corporeo per eccellenza. Stando al racconto di Carlo Deregibus, ci sono coppie che si scontrano proprio quando iniziano a progettare casa, quando iniziano a visualizzare come vorrebbero vivere e quali potrebbero essere gli spazi giusti per una vita insieme. Deregibus parla anche di coppie che si sono lasciate proprio quando hanno iniziato a progettare una casa insieme. Ed è una situazione paradossale, per cui uno degli elementi fondamentali della vita di coppia viene eluso proprio nella progettazione di una vita insieme. Questo ha, come tragica conseguenza, che casa diventi solo un luogo funzionale a dei bisogni come il mangiare e il dormire, mentre la vita di coppia viene esibita altrove. La casa, dunque, per come la concepiamo oggi, sembra non essere il luogo privilegiato per l’eros, in quanto legato a spazi di bisogni più che ad una visione integrale dell’essere umano. Un mito della casa dei sogni che occlude la dimensione erotica in quanto non se ne parla, in quanto il discorso sul sesso è ancora un tabù o soggetto ad un controllo secolare. Per questo motivo, secondo Deregibus, occorrerebbe ripensare agli spazi di casa anche in una dimensione sessualizzata, dall’uso de materiali all’acustica, passando per i servizi e gli arredi, affinché la dimensione della sessualità sia vissuta in termini rituali, come pratica di reciproca riconoscenza e riconoscimento fra corpi. In quest’ottica le nostre case potrebbero assumere un’altra fisionomia, come anche il nostro corpo. Fuori da ogni omologazione stringente, sia della casa che dei corpi, potremmo riconoscerci e riconoscere l’altro non solo in casa, ma anche come casa, come corpi da abitare.