Di una accoglienza bella
Gn 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
“Mio Signore, ecco ho partorito una femmina!”. Questa è l’espressione di Anna quando partorisce Maria, nel racconto del Corano (3,36). E subito dopo, lo stesso Corano afferma: «L’ho chiamata Maria e pongo lei e la sua discendenza sotto la Tua protezione contro Satana il lapidato». L’accolse il suo Signore di accoglienza bella, e la fece crescere della migliore crescita. L’affidò a Zaccaria e ogni volta che egli entrava nel santuario trovava cibo presso di lei. Disse: «O Maria, da dove proviene questo?». Disse: «Da parte di Allah». In verità Allah dà a chi vuole senza contare». L’accolse di una accoglienza bella è il modo che il Corano utilizza per esprimere l’Immacolata Concezione, già quattordici secoli prima del pronunciamento dogmatico della Chiesa. L’Immacolata concezione di Maria, infatti, è un dogma non perché è una verità che non deve essere discussa, ma perché è un qualcosa che la Chiesa ha da sempre creduto in ogni tempo e in ogni luogo. E qui abbiamo anche una prova evidente che l’Immacolata non è solo un pronunciamento che riguarda la nostra fede ma anche quella dei nostro fratelli e sorelle mussulmani come, ovviamente, di tutti i cristiani. E se spesso abbiamo ridotto il dogma dell’Immacolata solo ad una questione sessuale e/o sessuofoba, il mistero che ci viene raccontato è molto più grande, molto più bello. Si tratta, infatti, di un mistero in cui il Signore accoglie Maria di una accoglienza bella, perché Maria accoglie il Verbo dentro di sé. L’immacolata concezione è nel segno del Verbo, nell’incarnazione di Cristo, non nell’astinenza dalla sessualità, altrimenti corriamo il rischio di pensare che tutto possa essere ridotto e chiuso entro una astinenza genitale. Maria ha accolto Cristo Gesù e, prima ancora che egli lo accogliesse, è stata accolta da Dio di una accoglienza bella. E se l’accoglienza di Dio è bella ed è nella bellezza che Dio si rivela, allora comprendiamo come il peccato e la manifestazione del peccato sia la bruttezza. Il passo di Genesi, in questa circostanza, è esemplare. Dove la bruttezza è qualcosa che si insinua come lo strisciare del serpente e abbrutisce le relazioni, abbrutisce noi stessi, ci degrada in uno stato di guerra del tutti contro tutti, dell’incolparsi, del provare rancore, della tristezza e dell’avvelenamento dell’anima. L’immagine del serpente come simbolo del peccato ci permette di cogliere questa dinamica genetica che ci portiamo dentro: un insinuarsi strisciando ma anche un avvelenamento interiore. In questo consiste la bruttezza del peccato, che nella relazione fra Adamo ed Eva, che erano una sola carne, divide e si propaga, poi, su Caino e Abele, sulla costruzione della Torre di Babele. Allora il canto nuovo, come ci ha ricordato il Samo, è nell’annuncio dell’angelo a Maria. Spalancarsi della bellezza in una novità che affascina, che ci coinvolge, che freme dentro di noi, che apre al mistero. Una bellezza che narra timore e fascino, una bellezza che coinvolge il corpo, che non si chiude nelle piccole e ristrette logiche del quieto vivere, ma apre al futuro, apre a chi siamo davvero e al come saremo. Infatti, Paolo ricorda che il Signore ci ha chiamati per essere santi e immacolati, per essere anche noi immacolati, come Maria. Per questo motivo, Maria non è la sola ad essere immacolata ma è il come siamo profondamente, il come ci guarda Dio, il fascino che Dio ha nei nostri confronti e in cui ci accoglie con la sua bellezza, accolti di una accoglienza bella. Per quanto la nostra vita possa sembrarci inutile e priva di scopo, anche quando ci sentiamo solo brutti e disperati dinanzi al Signore e alle altre persone, anche quando ci sentiamo dei falliti e degli scartati nella vita, iniziamo da qui. La vera conversione è nel guardare alla nostra storia scartata come il luogo in cui si rivela la bellezza di Dio, in cui Dio entra e ci accoglie della sua bellezza. L’immacolata concezione di Maria è il segno non solo dell’accoglienza del Cristo da parte di Maria ma anche dell’accoglienza di Dio nei nostri confronti, di quell’accoglienza bella. In questo consiste, se vogliamo, anche l’essere coperti dallo Spirito. Lo stesso Spirito che ha coperto Maria con la sua ombra, è quello Spirito che ricopre noi per partorire il Cristo. Quello spirito di bellezza che ci rivela chi siamo nel più profondo e che ci chiama a fare della nostra vita quel canto nuovo in cui il Signore ci accoglie nella sua bellezza, nel piacere e nel godere della sua presenza in mezzo a noi. Un canto nuovo che ci ricorda, nell’Immacolata, che il Signore si ricorda del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele, accogliendoci nella sua bellezza.