Cospirazione e congiura: le fondamenta della città
Nel suo Elogio della cospirazione, Ivan Illich traccia un’interessante analisi storica sui termini conspiratio e conjuratio, tradotti facilmente come cospirazione e congiura. Termini che, oggi, ci fanno paura in quanto legati al complottismo, a qualcosa di segreto, al lobbismo e altro ancora. Oppure, i termini cospirazione e congiura, ci riportano ai moti carbonari dell’Unità d’Italia e ai gruppi segreti che attentavano al potere. In realtà, Illich ci riporta all’origine dei termini, partendo dalla cospirazione, per giungere alla conjuratio. Etimologicamente, cospirazione significa respirare con qualcuno, respirare insieme. Nella liturgia cristiana del I secolo, secondo le ricerche di Illich, era rappresentato dal bacio santo. Cospirare, dunque, è una commistione di spiriti, uno scambio di fiato che esprime la comunità radunata dallo Spirito, l’ecclesia. Una pratica soggetta a numerose critiche in quanto significava baciarsi vicendevolmente sulla bocca durante la celebrazione e prima della commestio, ovvero della comunione con la carne di Gesù. Prima uno scambio vicendevole nella comunità e, poi, si può accedere al mangiare il Corpo e Sangue di Cristo. Cospiratio e commestio, erano le due parti fondamentali della communio, unione di Cristo con la sua Chiesa e viceversa. Dalla cospiratio si giunge alla conjuratio, ovvero la giurare insieme. Si tratta di una pratica che si diffonde nelle città europee fra le gilde artigiane e mercantili. Una pratica che intendeva dare prosecuzioni sociale e civile alla conspiratio, a questa atmosfera di affratellamento tipica della liturgia. Secondo Illich, dunque, cospirazione e congiura, nel loro reciproco richiamarsi, erano i fondamenti della comunità urbana europea medievali, il perno della comunità. Possiamo ben immaginare che, in seguito, la congiura sia stata definita sempre più in maniera legale, espropriando il giuramento di fedeltà dal singolo e rendendolo collettivo, con la promulgazione di leggi da parte delle istituzioni. Tuttavia, prima dell’avvento istituzionale dello Stato moderno, avvenuto nel Seicento, i Comuni si reggevano su una complessa rete di congiure, di giuramenti che vedevano l’abitante del Comune legato ad un gruppo, e il gruppo partecipe della vita comunitaria. Un giuramento che nasceva da una dimensione spirituale di affratellamento all’interno della città, di una consapevolezza di essere partecipi di una vita comunitaria, la quale non era una prerogativa del potere, delle istituzioni, della burocrazia. Un giuramento che impegnava in una reciproca fedeltà agli altri e che serviva come fondamento per costruire insieme la città comune. L’epoca delle Signorie è anche l’epoca delle associazioni, delle gilde, dei gruppi che si giurano fedeltà, che congiurano insieme per conseguire un obiettivo. Una politica fatta di cospirazioni e congiure, di uno scambio di respiri e di una fedeltà vicendevole che vede nell’altro e nell’altra non un potenziale nemico ma un abitante della stessa comunità. Una politica da cui ancora si può imparare.