Città e spiritualità
Nei suoi Capitoli sulla preghiera, Callisto Patriarca parla della Nuova Gerusalemme, immagine cara alla Scrittura e, soprattutto, al Libro dell’Apocalisse. Il nostro autore scrive che Gerusalemme non è una città ma è come una città. Non è una nuova fondazione di città, ma come una città, riprendendo con il come, il senso più profondo di una città, ovvero la sua dimensione spirituale. Callisto, ovviamente, quando parla di città si riferisce alla vita spirituale, non ad una vera e propria città. Ma quando parla della vita spirituale, dice che essa si costruisce come una città, dove diverse opere contribuiscono alla organizzazione e all’organicità dello spirito stesso. Oggi, quando pensiamo alla vita spirituale, pensiamo a qualcosa di diafano, di evanescente, di leggero o comunque poco influente con la realtà. La vita spirituale è vissuta all’interno dei luoghi di culto, è privilegio di pochi che hanno ricevuto questo dono, è relegata alla sfera del sacro in opposizione al profano. Lo spirituale è il contrario del materiale, secondo la mentalità comune. Eppure, non pensiamo che lo spirituale possa essere l’energia che organizza la materia, che le imprime la forma, che modella la realtà. Una forza interiore, complessa, difficile da domare, difficile da controllare. In effetti la vita spirituale, più che ricordare la vita devota di qualche religiosità individualista richiama all’esercizio, all’ascesi. Assimilata spesso a sintomi di frustrazione o di potere sulle coscienze altrui, la vita spirituale è quella energia che ci permette di trasformare la realtà, di pro-gettarci nel mondo, di dare non solo qualità ma spessore alla vita umana. Per questo motivo, Callisto paragona la vita spirituale alla città, dove città non è solo mura e strade, palazzi e parchi, ma anche energia che modifica il territorio circostante, energia che se non armonizzata o gestita è in grado di deformare e distruggere il territorio stesso. Ma questa energia urbana, non dipende da forze oscure, ma dal grado di consapevolezza dei suoi abitanti, del desiderio che hanno di poter influenzare, migliorare, cambiare le propria città, per renderla più simile allo spirito umano. Nel corso della storia, questo paragone fra vita spirituale e vita urbana è sempre esistito, seppur nelle maniere più differenti. Dalla città platonica alla città rinascimentale, passando per la città di Dio, ogni filosofia ci fa comprendere che non esiste una vita urbana di spessore se non esiste una vita umana di spessore e viceversa. E ciò che tiene insieme le due è quella che, propriamente, definiamo vita spirituale.
Complimenti Matteo! Mi è venuta voglia di leggere Callisto!