Cibo e città: un binomio comunitario
Cosa hanno a che vedere le città con il cibo? La maggior parte della popolazione mondiale, oggi, si concentra all’interno delle città, per cui lo spazio rurale è sempre più distante dallo spazio urbano, ponendo un primo fenomeno sociale che lega cibo e città. Primo fenomeno sociale che vede le città, da una parte, distanti dai luoghi di produzione del cibo e dall’altra una concentrazione della produzione del cibo in determinate aree del globo. Basti pensare alle produzioni intensive di cibo, alle differenti zone del mondo in cui si produce in maniera intensiva dalla carne animale alla frutta esotica, i quali sono luoghi lontani dalle nostre città, lontani dagli spazi che frequentiamo nella nostra quotidianità. Ma, oltre ad una dislocazione geografica nella produzione del cibo, ciò che cambia è la percezione del cibo all’interno delle città, il come giunge il cibo, il come lo troviamo, le quantità che vengono prodotte, scartate, consumate ed eliminate dal mercato. A questa percezione dislocata del cibo, occorre pensare alla eliminazione di tutta la biodiversità che caratterizza i territori. Le prospettive in atto, a livello urbano, sono quasi di una riconnessione del cibo con il territorio, attraverso la biodiversità. Dal fast food all’all you can eat, le città sembrano sempre più regolare la realtà del cibo in termini di individualismo e velocità, come piccola pausa al lavoro, come cibo precotto, preconfezionato. Una tendenza a cui movimenti urbani cercano di contrapporsi attraverso tre tendenze. La prima tendenza è quella di una attenzione al cibo locale, ai prodotti a chilometro zero, in una prospettiva localista. La seconda tendenza è quella del recupero degli scarti del cibo, di tutto ciò che rimane invenduto e che sarebbe destinato al macero, in una chiave anti spreco. La terza tendenza è il riscoprire il gusto del cibo condiviso con altre persone. Tuttavia, in sintesi, la maggior parte dei movimenti che pongono una attenzione al cibo, hanno come comune denominatore la riscoperta del territorio e, in modo particolare, del pasto comunitario. La prospettiva che, ancora oggi, può legare cibo e città è proprio quella della condivisione del cibo, della riscoperta non solo di una dieta individuale, ma di una condivisione comunitaria del cibo come atto fondativo la comunità stessa. In questa prospettiva, dunque, assume una importanza sempre maggiore sia la ritualità della condivisione del cibo sia una educazione alimentare che da una parte insegni ai bambini che il cibo non nasce nei supermercati, dall’altra che sensibilizzi sulle rotte e i commerci dei vari cibi che troviamo nei supermercati, dall’altra ancora che insegni a mangiare insieme, a condividere il cibo, a rifondare un senso urbano di comunità, anche a tavola.