Casa, da diritto a bene di lusso
In questi giorni, per un progetto con Caritas Ambrosiana, abbiamo visitato una struttura che si occupa di alloggio per persone senza fissa dimora. Insieme ad alcune ragazze provenienti dalla Diocesi di Milano, giunte in Puglia per un progetto di servizio e di conoscenza del territorio, ci è stato raccontato come molte persone di origine italiana, ancora oggi, non abbiano una possibilità di accesso alla casa. E fra queste persone, ci raccontava la responsabile della struttura, ci sono anche coloro che, pur avendo uno stipendio, non riescono a permettersi una casa. Ed è proprio su questo punto che la nostra riflessione, in questo momento, vuole concentrarsi. Una struttura per persone senza fissa dimora che non solo ospita persone che non hanno un lavoro o che sono costrette a vivere per strada, ma anche persone che hanno un contratto di lavoro, seppur a tempo determinato, ma che non riescono a pagare l’affitto. E su questo fenomeno influiscono due fattori principalmente: l’aumento degli affitti e il turismo. Per quanto riguarda l’aumento degli affitti siamo dinanzi ad un libero mercato ormai fuori controllo, con molte case vuote e di cui gli affittuari preferiscono lasciarle vuote che darle a persone con basso reddito. Oppure, altro elemento legato alla turistificazione delle città, preferire gli affitti brevi. Due elementi che, spesso, facciamo fatica a collegare ma sembra che all’aumento della turistificazione di una città aumentino anche gli sfratti esecutivi, i quali lasciano molti cittadini in mezzo ad una strada. Con questo non vogliamo dare tutte le colpe al turismo in sé, il quale, come ci ricordava Franco La Cecla in un suo intervento, è un fenomeno di democratizzazione. Vogliamo puntare lo sguardo ad una mentalità estrattiva che giunge anche attraverso il turismo per cui i nuovi poveri, coloro che rimangono senza una casa sono non solo quelle persone che non hanno un lavoro ma che, pur lavorando, non riescono a pagare l’affitto. Insomma, ciò che colpisce di tutta questa vicenda non è il turismo in sé, ma come la casa stia rapidamente passando da diritto a bene di lusso a cui non riescono ad accedervi neanche lavoratori con un reddito medio-basso. Per questo motivo, ciò che possono fare gli operatori locali, gli attivisti del territorio, è intercettare i flussi turistici e offrire esperienze che mostrino davvero il territorio, con tutti i suoi problemi, sfaccettature ed opportunità, per spingere ad un turismo che offra coscienza del luogo e, così, anche tutela e rispetto autentico del territorio e delle persone che lo abitano.
Se si vuole modificare i fenomeni gli strumenti ci sono e sono economici e quindi politici.
Ne cito alcuni che vanno pero’ dosati in forma continuamente variabile in base all’ evolversi dei fenomeni, dando un colpetto in un senso e un altro in senso opposto per tenere in equilibrio il sistema.
I fenomeni economici si generano sevondo la logica della maggiore convenienza.
Ci sono fenomeni di forte riduzione della locazione delle case a lungo termine per famiglie a causa della credcita di fenomeni di utilizzo ricettivo-turistico ovvero di case per studenti nelle citta’ universitarie?
Se si vuole invertire la tendenza di un fenomeno basta modificare la convenienza.
In concreto gli strumenti sarebbero, salvo altr:
Piu’ garanzie per i proprietari di casa per fitti lunghi in caso di morosita’ .
Tassazione alta , controlli serrati , e maggior mole burocratica per le offerte di ricettivita’ esterne al sistema di imprese alberghiere.( Non vi appare incongruente che il prezzo di una stanza in B&B e di un albergo si equivalgano? )
Applicazione di medesimi regimi Iva fra alberghi e B&B ecc.
Posdibilita’ di frequentare le Universita’ pubbliche e laurearsi on line onde rifurre l’economie spevulative delle case a studenti nelle citta’ e sfavorendo necessita’ emigratorie
Tracciabilita’ dei movimenti finanziari .
Fiscalita’ alle stelle per case inutilizzate.
Ecc.
Il dosaggio degli ingredienti spetta alla politica e alla sua ideologia.
Quando l’ offerta di case in fitto soddisfarra’ la domanda allora si rispostera’ la convenienza verso l’uso ricettivo turistico delle case sfitte e cosi via attuando politiche che non possono non essere pendolari, perche’ non ci sono politiche valide per sempre ma valide per la singola fase storica per poi esaurirsi e rinnegarsi.
La vogliamo chiamare ermeneutica urbana della politica?
Paesi a poche decine di chilometri dai capoluoghi e dalla costa che soffrono per un calo demografico che sembra irreversibile. Il calo demografico interessa anche i comuni più importanti come Trani, Barletta, Andria, Bisceglie; in questi comuni di continua a costruire nuove abitazioni in molti casi su terreni un tempo agricoli. Eppure mancano le opportunità per chi desidera trovare una soluzione abitativa stabile. Il problema può essere affrontato con questi interventi: a). Tassare pesantemente le abitazioni non fittate e per i giorni di mancato utilizzo e lasciare l’attuale peso fiscale sulle abitazioni fittate o occupate a titolo gratuito; b) potenziare i collegamenti tra i piccoli comuni a rischio di spopolamento e i comuni che offrono maggiori servizi e opportunità di lavoro o di istruzione; defiscalizzare l’acquisto della prima casa nei comuni con grave calo demografico; d) lo stato offre già supporto a chiunque voglia acquistare la prima casa, in particolare agli under 35 , con garanzie pubbliche perché favorire l’accesso ai mutui, sarebbe opportuno migliorare la conoscenza degli strumenti a disposizione; e) favorire l’educazione finanziaria…..i bisogni sono tanti e le risorse limitate, chi desidera l’ acquisto di un bene primario come la casa, deve riconoscere e limitare i consumi voluttuari che soddisfano bisogno immediati; chi ha un lavoro con contratto a tempo determinato può avere accesso al credito, dipende dal suo curriculum lavorativo.