Bene Rifugio
2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38
Dopo aver attraversato deserti e promesse, giardini e voce che gridano per preparare la via, giungiamo dinanzi ad una casa. La casa di Davide, sia in quanto discendenza, sia in quanto vera e propria casa, che Davide abita, una casa di cedro. Una casa che, a Davide, sembra essere scomoda, sembra suscitare una certa inquietudine, in quanto lui è sistemato e può finalmente riposare, mentre l’Arca di Dio è ancora nelle tende, ancora in una condizione di nomadismo e di precarietà. Questo è ciò che inquieta Davide che, nonostante abiti in una casa ricca e di cedro, sembra sia da solo in questa casa. Infatti parla di un io che abita in una casa, senza la sua famiglia, i suoi fratelli, il suo vecchio padre Iesse. Di loro neanche una parola, neanche un cenno, mentre la sola preoccupazione di Davide è quella dell’Arca dell’Alleanza. Una presenza disturbante perché lo inquieta, perché gli ricorda quando lui ha dimorato nelle tende, in una condizione precaria. Per questo manifesta a Natan la sua intenzione di costruire una casa anche per il Signore, una casa che non sarà la sua, ma un’altra, come a dire ognuno a casa sua. E se per Natan questa sembra una buona idea, la notte stessa viene rivelato a Natan la Parola di Dio. In sogno, il Signore ricorda a Natan che non è Davide a costruire una casa a lui, ma è Dio stesso che costruisce una casa a Davide, una discendenza. Per questo Davide, seppur abita in palazzi di cedro, ha ancora molto da imparare sull’arte dell’abitare, un’arte che trasforma lo spazio in un luogo, un’arte che trasforma lo spazio nel luogo in cui tornare ad abitare con tutte quelle persone che abitano la nostra vita. Per dirla con le parole di una delle ultime canzoni di Vinicio Capossela, Davide ha bisogno di imparare che Dio è il suo bene rifugio. In economia, un bene rifugio è un bene che non perde mai il suo valore in quanto è un valore intrinseco. Per questo motivo non può mai, come l’oro, essere svalutato nonostante l’economia cambi e vive delle periodiche crisi. Un bene rifugio, come ricorda l’economia ma soprattutto come ci ricorda Capossela, è un bene che non cede alla svalutazione, un bene intrinseco, un bene in cui trovare rifugio. È questo ciò che ha bisogno di imparare Davide, per abitare la terra. Essere un bene rifugio, essere un’Arca che non bisogna sistemare da una parte per essere a posto con la coscienza, ma che ancora salva, che ancora ha la possibilità di salvare Davide dal suo isolamento, dal nostro stesso isolamento. La nostra vita è costellata di beni rifugio, di beni in cui poterci rifugiare quando le avversità si fanno sentire. Sono quei beni che ci permettono di fuggire dalla solitudine, che non ci fanno cedere il passo alla paura e alla disperazione, che ci salvano dalla svalutazione e dalle mille svalutazioni della vita. Sono quei beni che racchiudono l’essenziale per noi. Come Paolo quando si rivolge alla comunità di Roma, per cui riesce a racchiudere in una sola frase tutto il bene che ci salva, tutto il mistero di Dio. Il mistero nascosto nei secoli, rivelato dai profeti, che conferma nel Vangelo, che è annunciato a tutte le genti, questo è il bene rifugio, è Cristo Gesù, che non cede il passo alla svalutazione della vita. Un bene che è per sempre, che è da sempre, che si rivela nel per sempre della vita. Questo è il Bene Rifugio, il Cristo Gesù che Paolo annuncia. Quell’annuncio che ha avuto un inizio nell’annuncio dell’angelo Gabriele, che si è rivelato di annuncio in annuncio, fino a passare a Maria. L’annuncio dell’angelo a Maria, infatti, non solo segna l’inizio dell’Incarnazione, ma rivela il Bene Rifugio nascosto nei secoli. Il Bene Rifugio che, per dirla con le parole di Capossela, ci fa proclamare: Tu che hai acceso i talami, e messo l’oro in bocca al mattino, se la ragione è in svalutazione, l’amore è rivoluzione, trasformarsi nella muta per evoluzione, fragile per crescere per vivere, in un bene rifugio, che è Cristo Signore. Qui c’è il fiat di Maria, l’Eccomi dinanzi al Signore, nel dire sì ad un bene rifugio, nell’esporsi ad essere un bene rifugio, nell’accettare il rischio della propria fragilità nell’oggi di un per sempre, fino a trasformarsi. Se la ragione perde terreno, Gesù, il Bene Rifugio, ci espone alla rivoluzione dell’amore, la sola forza che, nella fragilità della nostra condizione umana, ci trasforma.