Il Patto dei sindaci per il clima e l’energia: una possibile prospettiva
Dinanzi alle crisi climatiche, la vera sfida si gioca all’interno delle città. Oltre alla fruibilità turistica, oltre alle occasioni che il territorio ha di generare e rigenerarsi, oltre alle particolarità locali, nelle città viviamo e vediamo i maggiori impatti dei cambiamenti climatici. Agendo a livello locale e a livello urbano è più semplice di organizzare politiche a livello nazionale, in quanto hanno a che vedere con il proprio territorio, con la realtà particolare di un territorio che cambia anche dal punto di vista climatico. Ci sono diverse iniziative e prassi che cercano di rispondere alle crisi climatiche. Una di queste iniziative è il Patto dei sindaci per il clima e l’energia. Si tratta di un patto volontario a cui le città europee possono aderire, in cui l’amministrazione comunale si impegna a ridurre le emissioni di anidride carbonica nel proprio territorio di riferimento. Il Patto funziona per settori chiave che vanno dalla mitigazione degli edifici, al trasporto, al turismo, al trattamento dell’aria, dell’acqua, alla gestione dell’ambiente, del territorio, della biodiversità. Per ognuno di questi settori è possibile ricevere delle linee guida a livello europeo in cui i sindaci si impegnano formalmente al contenimento delle risorse, alla riduzione degli agenti inquinanti, alla gestione dello spazio pubblico. Esperimento interessante per la filosofia di fondo, per cui si preferisce una prassi politica locale piuttosto che delle direttive nazionale, a scala gerarchica. Il Patto dei sindaci, infatti, ha alla base l’idea di una rete di città europee che si impegnano insieme per rispondere ai cambiamenti climatici. Una rete di città che mette in campo delle prassi politiche che possono funzionare per alcuni territori e non funzionare per altri, delle prassi che possono essere migliorate e altre da scartare. L’idea di fondo è quella della rete piuttosto che di un apporto verticista ai cambiamenti climatici. Un apporto, dunque, che mette in crisi non il clima, ma il nostro modo di pensarci all’interno di un territorio, in un ambiente determinabile e definibile. Infatti, la visione mediatica del cambiamento climatico non sta mettendo in crisi il clima, ma la sostenibilità del nostro stile di vita, il quale produce degli effetti anche sul clima. La risoluzione a questa crisi, come ad ogni crisi, non giunge mai dall’alto, dal vertice di una gerarchia per quanto ben ordinata possa essere. Al massimo, da un apporto verticista ai problemi, giunge delega e disimpegno. Invece, dalla coordinazione della rete, del guardare alle prassi che le città, in tutto il mondo, già mettono in atto per mitigare il cambiamento climatico, come per rispondere ad ulteriori problemi, può essere il vero motore di un cambiamento globale che ci vede tutti, volenti o nolenti, interconnessi.