Urgenza abitativa per cui non ci sono bonus
Alla scadenza del bonus 110% riusciamo ancora a scorgere qualche cantiere in giro per le nostre città. Non si è trattato solo della scadenza di un bonus facciata, ma di una serie di bonus che lo Stato ha messo a disposizione nell’immediato post-pandemia. Come la storia ci insegna, le grandi opere sono state sempre una soluzione alle crisi economiche in quanto garantivano occupazione, indotto e ripresa delle attività. Tuttavia, se questo è stato valido fino al Novecento, in precisi e determinati contesti e territori prima e dopo le Guerre Mondiali, oggi il tema delle grandi opere può risultare più controproducente che altro. Per questo più che pensare a grandi opere da costruire, si è pensato bene di investire in ciò che già c’era, nella riqualificazione di condomini e case sia per l’adeguamento energetico, sia per l’adeguamento sismico sia per tutte quelle migliorie che potevano essere apportate. Insomma, si è pensato non ad una grande opere ma a tante e tante opere edilizie in vista di una maggiore sostenibilità in ogni campo. Idea interessante che, tuttavia, nell’applicazione non poteva mancare di qualche problema fra cui il reperimento delle risorse da parte delle imprese edili, la possibilità di usufruirne, in un primo momento, da persone che potevano permettersi di investire considerevoli capitali nella ristrutturazione. Solo con la possibilità dello sconto in fattura è stato possibile cedere il credito di imposta a chi eseguiva i lavori in casa e questo ha permesso la possibilità anche ai meno abbienti e a chi abita in periferia di eseguire dei lavori importanti, per cui erano destinati i vari bonus edilizi. Insomma, si è trattata di una strategia politica di fuoriuscita dalla crisi ma che, in buona sostanza, sembra aver migliorato le condizioni di vita lasciando aperte varie questioni e disparità sociali. Il massiccio intervento pubblico ha rimesso in moto una macchina economica, ma non risolvendo le disparità sociali che quella macchina continua a produrre. Non siamo ancora riusciti a superare quel gap, quella distanza abitativa fra i ricchi e i poveri, che è il vero problema delle nostre società, in modo particolare, con il venir meno dell’idea del pubblico nel mercato immobiliare. Esempi di questo sono gli sfratti che, nonostante i fondi e le possibilità economiche messe in campo, non sono riusciti a sopperire alla mancanza di accesso alla casa. Un grosso problema delle nostre città, infatti, non è più l’emergenza abitativa, in quanto mancanza di case, ma l’urgenza abitativa in quanto mancanza di possibilità economiche di accesso alla casa. Cosa per cui non ci sono bonus e che viene lasciata ancora in balìa dell’informalità, delle associazioni, degli organi ecclesiali.