Camera ovvero la visuale abitativa del mondo
In casa possono esserci tante stanze, ma poche camere. Ovviamente, la nostra riflessione non riguarda il lato logistico e architettonico delle abitazioni, quanto una interpretazione filosofica dello spazio. Infatti, quando poniamo una differenza fra camera e stanza intendiamo non tanto le dimensioni spaziali delle nostre case, quanto l’influsso e la percezione che abbiamo del luogo in cui abitiamo. Infatti, come non esiste un modo neutrale di guardare lo spazio, così non c’è una singola possibilità di interpretarlo. E se questo è vero per gli spazi pubblici, per le nostre città, è ancora più vero per lo spazio privato, per lo spazio abitativo per eccellenza, ovvero casa. Già la lingua inglese ci fa cogliere la differente interpretazione di house e home, termini traducibili entrambi con casa, tuttavia se da una parte intendiamo casa come modulo abitativo, dall’altra intendiamo casa come luogo intimo, spazio personale. In questa prospettiva ermeneutica, allora, possiamo soffermarci sulla differenza fra stanza e camera. Interpretare uno spazio come stanza, infatti, vuol dire riempirlo di un significato in prevalenza narrativo. La stanza è ciò che narra il vissuto delle persone, è la traccia della quotidianità. Non coincide del tutto con il modulo abitativo, con la logica con cui è stata pensata una casa, ma contiene le tracce del passaggio di chi le abita. Una stanza, allora, può essere pensata per uno scopo ma, al tempo stesso, assumere una forma differente a seconda dell’arredamento e dell’adattamento dell’abitante con l’abitato. Un esempio molto banale può essere una cucina: pensata per essere tale, arredata inizialmente con una certa logica spaziale e, in seguito, modificata a seconda delle esigenze di chi la abita. Ma questo vale per tutte le stanze di una casa, adattate e riadattate a seconda delle persone che vi abitano e a seconda dei periodi e delle età delle persone stesse. La stanza è, in prevalenza, un contenitore narrativo delle tracce umane, dei vissuti quotidiani. Mentre tutt’altra cosa è la camera. Termine affascinante in quanto ci riporta, con l’immaginazione, non solo alle nostre camere, ma alla fotografia, alla camera fotografica o, in maniera più ampia, alla telecamera. Si tratta, insomma, di una prospettiva visuale dello spazio. Nella percezione della camera uniamo la dimensione abitativa con quella esistenziale. Una specie di angolo visuale da cui poter guardare il mondo: questa è la camera. Si tratta di un ambiente da cui poter scorgere il mondo, un angolo visuale, una prospettiva, una sorta di inquadratura parziale ed espressiva della realtà. Questa è la camera che abitiamo, questa è la camera da cui non solo guardare il mondo, ma da cui il mondo stesso assume una speciale configurazione, una propria angolazione. E angolazione significa sempre e comunque parzialità dell’osservatore, resa alla non oggettività neutra dello spazio ma continua ermeneutica della realtà. Una visuale abitativa del mondo.