Mariupol e Genova: ermeneutica delle comunità urbane
Durante il suo intervento al Parlamento Italiano del 22 marzo 2022, Volodymyr Zelensky ha utilizzato un paragone interessante fra Mariupol e Genova. Per far comprendere ai suoi ascoltatori il dramma della guerra ha unito la città di Mariupol a quella di Genova, entrando immediatamente nell’immaginario non solo dei politici italiani ma di tutti i cittadini. Se molti giornali hanno focalizzato l’attenzione sugli assenti durante l’intervento del presidente ucraino, difficilmente si sono fermati a riflettere sul paragone che può scaturire fra due città. Entrambe città costiere, con una popolazione quasi simile per numero e densità, entrambe città industriali che hanno fatto del mare un loro punto di forza. Il paragone, dunque, sembra essere calzante non solo per l’impatto comunicativo ma anche per la configurazione del territorio. Mettendo da parte l’impatto comunicativo del parallelismo, dunque, ci vogliamo soffermare sul parallelismo fra le due città, su cosa possa scaturire nella percezione delle due città, dell’accostamento non solo di nomi, ma anche di popolazioni e, in fin dei conti, di culture. La prima cosa che potremmo affermare è, certamente, una certa dose di compassione e di emotività, nato da un immaginario che vede una delle città italiane paragonata ad una città bombardata e di cui rimangono solo rovine. L’impatto emotivo, insomma, scaturisce dall’assimilazione di una città vicina al bombardamento subìto in un’altra città. Per dirla in altre parole, il parallelismo produce un salto fra il bombardamento di Mariupol e il bombardamento di Genova, fino a generare una nuova sintesi: Genova è o può essere bombardata. Questa immediata vicinanza di paragoni, dunque, suscita scandalo e sdegno, che possiamo lasciare alla dimensione comunicativa dello scenario di guerra. Ma, oltre a cavalcare la grande emozione che scaturisce dal mettere in parallelo due città come Genova e Mariupol, cos’altro può scaturire? Può nascere un’altra interpretazione? Può sorgere un nuovo sviluppo? Può suscitare un impegno e un’azione condivisa? Lavorando sull’ermeneutica della città, potremmo affermare che un parallelismo fra due città può aiutare a creare nuovi scenari e nuove prospettive urbane, che vadano ben oltre il singolo paragone, il singolo impatto emotivo, il singolo sdegno, la singola presa di posizione. Paragonare due città, infatti, non significa solo affermare che una città vicina a noi possa essere bombardata, in quanto simile ad una città ucraina, ma mettere insieme due territori, due comunità, due culture. Mariupol oggi, come Genova qualche anno fa, sono state attraversate da una catastrofe. La prima subisce i bombardamenti russi, la seconda ha visto crollare un punto, sbriciolato sotto la pioggia d’agosto. Entrambe le città sono state attraversate da una catastrofe improvvisa, inattesa e irreale. Una catastrofe che, a livello mediatico, sembra avere le dimensioni di una apocalisse improvvisa, ma che a livello sociale e territoriale vive profonde ferite, lasciate ad un enigma improvviso: perché proprio noi? Non è solo uno stato di bisogno che unisce due città, ma le ferite visibili sul territorio, apocalissi consumate che hanno lasciato sfregi nella terra e nell’animo delle persone. Questo aiuta davvero due comunità ad unirsi, ad entrare in una percezione differente della propria città, come metafora di ciò che avviene nelle nostre esistenze quotidiane. Si tratta, dunque, di un parallelismo su cui poter lavorare a livello ermeneutico, di interpretazione non solo di un discorso fatto alla politica italiana, ma a tutti i cittadini. Una interpretazione dei territori attraversata dalle rovine, dalle tracce di un qualcosa che è stato e che non torna. Per poter ricomprendere non solo la costruzione delle città, ma anche il ruolo drammatico della comunità urbana, il senso di un vivere in città che attraversano anche l’apocalisse e che hanno già attraversato apocalissi precedenti. Crepuscoli di mondi che attendo l’alba di un nuovo abitare comunitario e dialogante. Fra Mariupol e Genova, come fra tutte le comunità urbane.