I luoghi dell’abitare
Abitare ha sempre costituito un proprium dell’essere umano, del nostro essere umani. Se c’è un qualcosa comune a tutti gli uomini e le donne è proprio l’abitare. Se lavoriamo maggiormente sull’idea dell’abitare, tuttavia, possiamo cogliere degli elementi sia che noi uomini e donne abbiamo in comune con tutti gli altri esseri viventi, sia qualcosa che appartiene propriamente all’essere umano, che lo individualizza, che lo rende, in qualche maniera, umano e, per certi versi, più umano. Innanzitutto, possiamo affermare che abitare ha delle sfaccettature che riguardano tutti gli esseri viventi. In primo luogo, c’è un abitare legato all’habitat, all’ambiente di provenienza, al contesto in cui ci si trova. L’habitat, infatti, riguarda tutti dal fiore alla persona, passando per gli animali. Tutto ciò che esiste, in qualche modo, è situato in un contesto, abita primariamente un contesto. In secondo luogo, abitare è anche sinonimo di rifugio, tipico degli animali. Qui c’è già il primo elemento di differenza, dunque. Infatti, se quella che, rapidamente, possiamo definire flora, vive nel proprio ecosistema, ciò che è tipico della fauna e dei mammiferi, in generale, è il trovare un rifugio, un riparo, un luogo che possa proteggerli dalle intemperie, da un clima fin troppo ostile. Dunque, se il primo grado di divisione, in maniera molto sommaria, è proprio in questa differenza fra l’abitare un ecosistema e l’abitare un rifugio, il secondo grado di suddivisione, che riguarda lo scarto fra gli esseri animali e gli esseri umani è nella coscienza dell’abitare. Non si tratta semplicemente delle relazioni che si innescano fra l’essere vivente e l’abitare, tipico di ogni essere vivente, ma del grado di consapevolezza di come, dove, quando abitiamo. In questa prospettiva, dunque, l’abitare non si riduce semplicemente ad una interazione con lo spazio e con il tempo, ma al posizionamento di se stessi, alla riflessione che si apre dinanzi a noi su noi stessi e lo spazio e il tempo. L’abitare, dunque, non è più né qualcosa di scontato, né qualcosa che ci plasma a seconda degli input che ci invia. L’abitare diviene riflessione scaturente da una domanda, diviene punto interrogativo su me stesso, sul come voglio abitare lo spazio e sulle trasformazioni dello spazio in un luogo. Perché la domanda sull’abitare, la consapevolezza di abitare uno spazio piuttosto che un altro, rende quello spazio un vero e proprio luogo. Forse, dunque, il proprium dell’essere umano non è semplicemente quello dell’abitare, il quale riguarda la sfera ontologica, ovvero l’essere. Ma è l’abitare un luogo il che rende l’essere dell’umano, ciò che è al cuore della stessa umanità. E quando iniziamo a porci le domanda sull’abitare i luoghi, sul nostro essere abitanti, che iniziamo a porci domande sul nostro essere umani, ripartendo dai luoghi dell’abitare.