Consumo di suolo e libido dominandi
Il 22 luglio l’Istituto per la Protezione Ambientale ha pubblicato i dati delle Regioni riguardanti il consumo di suolo. Per consumo di suolo si intende quanto e dove le regioni italiane hanno scelto di costruire, di allargare gli spazi della città, utilizzando sempre più terreno per edificare palazzi o unità abitative. Il consumo di suolo, per dirla in un gergo più giornalistico, corrisponde alla quantità di cementificazione dell’ambiente e del territorio, il quale viene sottratto alle aree verdi e alle aree protette. I dati dell’ISPRA parlano di una crescita nazionale di 57 milioni di metri quadrati, con un ritmo di 2 metri quadri al secondo. Secondo le statistiche, poi, la regione che consuma più suolo è il Veneto, mentre Roma si conferma città più ad alto tasso di cementificazione, con un incremento di 108 ettari. Le città più virtuose riguardo al consumo di suolo sono, invece, Milano, Firenze e Napoli, mentre Torino dopo un 2018 in decrescita ha ricominciato ad espandersi costruendo su 5 nuovi ettari di macchia verde. Il problema di consumo di suolo, tuttavia, non riguarda solo la possibilità di costruire nelle città, ma mette in moto un complesso meccanismo che fa circolare soldi e disperdere risorse. Infatti, se le città si allargano in maniera smisurata, continuando a consumare terreno che potrebbe essere destinato ad altri usi e organizzazioni, significa che bisogna incrementare anche l’utilizzo delle risorse disponibili. In altre parole, se costruisco nuovi palazzi, ho bisogno di nuove strade, di nuovo asfalto, di nuovi negozi, di nuove tubature, di nuovi gasdotti, di nuovi lampioni per l’illuminazione e, forse, di qualche nuova area verde, la quale tuttavia non produce economia. In questo modo, assistiamo ad una paradosso mortifero, per cui per ampliare le città abbiamo bisogno di sempre nuove risorse, a cui togliamo suolo per produrle. Un paradosso mortifero in quanto ci porterebbe all’implosione nella stessa città, ad un ripiegamento inarrestabile. Eppure, dietro ai dati sul consumo di suolo non c’è solo una scarsa attenzione all’ambiente o la celebre speculazione edilizia, come non c’è solo una economia di stampo capitalista che sta divenendo sempre più insostenibile per il pianeta stesso. Dietro il consumo di suolo, con tutti i suoi problemi e fenomeni annessi, c’è ancora una metafisica fortemente antropocentrica, per cui l’essere umano è colui che domina su tutti gli altri esseri viventi occupando spazio. Una metafisica che ha accompagnato l’essere umano durante tutto il corso della sua esistenza e che si perde nella notte dei tempi o, meglio, da quando l’uomo ha ritenuto che la razionalità fosse il solo e superiore linguaggio in grado di comprendere il mondo. E i segni di questo dominio umano del mondo sono ancora oggi evidenti su tutti i territori e a tutti i livelli: dal consumo di suolo agli edifici abbandonati, passando per le case vuote perché invendute o inaccessibili per i costi di vendita o di affitto. È insita nell’essere umano questa metafisica del dominio che si manifesta sulla gestione del territorio, l’esempio più antico che abbiamo è la celebre Torre di Babele. Il primo gesto di vero e proprio consumo di suolo, di una espansione senza limiti, senza senso, senza fine ma che segue solo la libido dominandi. Un puro possesso di cui la proprietà privata è solo una funzione sociale. Ma se questo possesso è insito all’interno della struttura umana, è anche vero che l’essere umano è portato al cambiamento di se stesso, alla trasformazione di sé e dell’ambiente circostante per sopravvivere e resistere alle avversità. È questa trasformazione che può salvarci dalla nostra autodistruzione, convertendo il consumo in rigenerazione, l’espansione in gestione. Affinché la città non sia una forma di isteria collettiva ma un luogo di comunità, dove ognuno può raggiungere la felicità.