La città agìta: filosofia dell’utilizzo urbano
La città agìta è il titolo di una delle ultime pubblicazioni di studi e ricerche di Urbanistica e pianificazione territoriale edito da Franco Angeli a cura di R. Albano, A. Mela, E. Saporito. Un’opera che contiene aspetti teorici e schede caso sull’apporto diretto degli abitanti nella trasformazione della propria città. Siamo nel territorio di quelle ricerche e azioni che partono dal basso, che vedono impegnati i cittadini stessi nella costruzione e nella trasformazione della realtà locale. Tuttavia, non si tratta solo di pratiche o buone pratiche urbane. Si tratta, prima di tutto, di ripensare il futuro stesso della città. Alcuni autori hanno scritto che stiamo assistendo al tracollo delle città, alla fine di una esperienza che è quella del vivere insieme, in una società organizzata su un territorio. Questo lascerebbe sempre più spazio a due fenomeni: la funzionalità e l’anonimato. Da una parte le città diventano sempre più funzionali, ovvero sempre più propense verso una gestione della società più che una partecipazione alla realtà locale. Dall’altra, invece, c’è una propensione verso l’anonimato, verso un eccesso della sfera privata scissa dalla sfera pubblica, da cui emergono profili individuali piuttosto che persone e comunità. Tuttavia, se questi due fenomeni fanno pendere l’ago della bilancia sempre più verso la perdita del senso di comunità, ci sono esperienze chiaramente controcorrente di cittadini che iniziano a prendersi cura dei luoghi pubblici, che entrano in spazi abbandonati per riconvertirli in luoghi comuni. In questo senso si parla di agire o, meglio, di una città agìta. Una città in cui si muovono associazioni, gruppi informali, movimenti civici, che cercano di dare nuovo significato allo spazio urbano, trasformandolo non solo in qualcosa di economicamente produttivo, ma soprattutto in luoghi di interazioni, scambi di visioni, ibridazioni culturali, eventi. In altra parole si tratta di trasformare l’agire in città in una città agìta. Dove l’agire in città rispecchia la funzionalità e l’anonimato, in quanto la città diviene preda di interessi privati, di scambi commerciali sempre identici, identificabili e standard e in cui ogni individuo si muove a proprio piacimento, secondo regole di cui non è neanche consapevole. Invece, una città agìta è una città in cui il residente si trasforma in abitante di un luogo e, in quanto tale, riesce a donare un significato nuovo e del tutto particolare al luogo in cui abita. Si tratta di tornare o, meglio, di ripensare cosa significhi essere cittadini, con una creatività inedita e con forme sempre nuove e differenti, che tuttavia entrano in relazione fra loro, si scambiano tattiche e pratiche urbane, si mettono in rete non solo per chiedere fondi o aiuti alle istituzioni, ma per pensare come sarà la città del futuro e avanzare la loro prospettiva. Perché oggi, ciò che maggiormente manca in città non sono le buone pratiche, ma una prospettiva, una vision che diventi mission. Una prospettiva che dia senso ai luoghi che abitiamo, in questo modo la città sarà sempre più agìta e agitata.