Il Traffic Calming
Spulciando un po’ i Piani per la Mobilità di alcune città, sono venuto a conoscenza dei traffic calming. Una categoria che racchiude in sé tutte quelle infrastrutture che occorrono per la regolamentazione, la sicurezza e lo snellimento del traffico in città. Sono i cordoli al centro strada, le rotatorie, le isole pedonali, i cordoli per separare le piste ciclabili dalle corsie delle automobili. Oggi le nuove zone urbane sono sempre più strutturate attraverso traffic calming piuttosto che con semafori o sensi unici. Le periferie hanno cordoli che separano le corsie, rotatorie, svolte obbligate il che permette al traffico delle auto di fluire molto più velocemente da una zona all’altra, di evitare incidenti, di ordinare il senso di marcia, come anche per creare Zone 30. Ma oltre tutti i grandi vantaggi che offre questa regolamentazione del traffico anche dal punto di vista della sicurezza e dell’inquinamento, il traffic calming è espressione anche del nostro lato oscuro di guidatori in città. Chi è abituato a guidare in città sa bene come molto spesso il manto d’asfalto si trasformi in una giungla, dove vige la legge del più forte, della sopravvivenza, della velocità. Quando ho dinanzi a me una strada larga e spaziosa sono più propenso a correre con la mia auto, anche superando i limiti di velocità o non tenendo conto delle elementari indicazioni di segnaletica e di educazione. La strada diviene il luogo della sopravvivenza, dove vince la macchina più potente o passa prima il veicolo più grosso. Mentre quando si guida in una zona cosparsa da traffic calming l’agitazione è proprio nel non poter superare gli altri, nell’adeguare il proprio passo a quello dell’automobile che ci precede, perché è impossibile da superare se non si vuole andare a sbattere. Oppure un altro tremendo fastidio è quello di rallentare in presenza di dossi, mentre dinanzi alle strisce pedonali possiamo passare come se nulla fosse. Non è una questione morale, ma di percezione dello spazio e di antropologia urbana. Il traffic calming non è solo calmare il traffico ma calmare il nostro istinto di sopraffazione nei confronti dell’altro e di non curanza di chi non è automunito, come noi. Una specie di recinto entro cui racchiudere il nostro istinto bestiale, per dare una apparenza di essere cittadini ordinati e onesti, solo per non rovinare la nostra automobile. Perché oggi, il nostro essere umani è il nostro essere umani-in-auto, human machine a cui bisogna fornire un recinto sotto forma di strada.