Vita da sprawl
Parlare di sprawl significa parlare di un incubo. Non solo per gli architetti, gli urbanisti e i tecnici della città, ma anche per coloro che vi abitano dentro, pur non essendone consapevoli. Lo sprawl, infatti, è quel fenomeno per cui una città cresce in maniera spropositata e in breve tempo, creando agglomerati urbani estremamente disorganizzati e disomogenei. Detta anche città diffusa, il fenomeno dello sprawl urbano inquieta sia per la disorganizzazione delle abitazioni sia per gli enormi sprechi energetici e ambientali che produce. Tuttavia, il fenomeno dello sprawl, come tutti gli incubi notturni che facciamo, ha bisogno di una sua riflessione. E come quando riflettiamo sui nostri sogni notturni, anche i più raccapriccianti, così vogliamo fare con il fenomeno sprawl. Innanzitutto che cosa è lo sprawl, oltre la terminologia tecnica? Da una parte è l’enorme richiesta di abitazioni che spinge la città ad allargarsi, deformando il proprio territorio, dall’altra è la prevalenza di un interesse privato, come quello della propria abitazione, in relazione ad un territorio che non appartiene al singolo. In altre parole, è l’affidare la città non nelle mani della comunità, ma nelle mani di una molteplicità di singoli, i quali possono perseguire interessi condivisi ma non comuni. Infatti, lo sprawl è il contrario della comunità, è l’annientamento della vocazione stessa della città ovvero quella di essere un territorio comune, di relazioni fra gli abitanti, invece di essere un semplice agglomerato di persone. Infatti, il problema dello sprawl urbano è quello di non porre la comunità al primo posto ma solo il proprio consumo, i propri interessi, le proprie convinzioni, insomma, la prevaricazione del privato. La città diffusa, infatti, è la disgregazione stessa della comunità di cui lo sprawl è il fenomeno più evidente, il rischio più frequente a cui si espongono le complicate tecniche urbane. Ma lo sprawl è anche un modo di abitare non solo dal punto di vista tecnico ma anche esistenziale e sociale. Dal punto di vista esistenziale, vivere in sprawl significa vivere senza punti di riferimento, senza un senso o un fine che tenga insieme le varie componenti della nostra vita, mentre dal punto di vista sociale lo sprawl fa emergere le diseguaglianze e contribuisce all’allargamento della forbice fra i ricchi e i poveri. Lo sprawl, dunque, pensando filosoficamente, non è solo un fenomeno tecnico ma è l’incubo in cui il nostro stesso pensiero si trova ad essere quando non riesce a spiegare la complessità caotica della realtà, per cui preferisce rintanarsi nelle sue piccole beghe, in un loop coercitivo di pensieri catastrofici, trovando nel vicino di casa un potenziale nemico piuttosto che una opportunità per costruire comunità, per rendere la città abitabile.