Il Portale fra due mondi
La celebre Porta d’Europa è il monumento che Mimmo Palladino ha creato per ricordare la quotidiana strage di migranti morti in mare per raggiungere l’isola di Lampedusa, il primo porto dell’Italia e dell’Europa. Tanti sono i migranti, soprattutto di origine africana, giunti con barconi di fortuna presso le coste di Lampedusa. Ma se tanti sono arrivati, è anche vero che tanti e tanti non ce l’hanno fatta, riducendo il nostro mare ad una immensa tomba d’acqua. Uomini, donne, bambini, il mare non risparmia nessuno, come neanche il cinismo dei tanti trafficanti di essere umani o scafisti. Così, il monumento non è semplicemente quello che rappresenta, ma qualcosa in più. Innanzitutto è un monumento in quanto legato ad una storia, ad una narrazione. Ogni monumento, infatti, ha significato nella misura in cui è legato ad una storia significativa per il luogo in cui si trova. La relazione che intercorre fra un monumento e la città in cui viene posto ha sempre questo particolare riferimento narrativo: sia che riguardi una storia nazionale, sia che riguardi una storia globale, sia che riguardi una storia locale. Ogni monumento è storico nella misura in cui narra una storia. Ebbene, la porta d’Europa è un monumento all’immigrazione proprio in questo senso, perché tenta di narrare ciò che altrimenti non potrebbe essere narrato, ovvero le storie di tante persone che hanno visto avvicinarsi una porta ma non sono riusciti ad attraversarla. Curioso, poi, che il monumento sia proprio una porta. curioso perché una porta indica sempre un passaggio da uno spazio ad un altro. Eppure non c’è una delimitazione fisica dello spazio, attorno alla porta. Non è, insomma, la porta di una città che ha mura, ma una porta collocata nel nulla. Per questo motivo, più che di una porta potremmo parlare di un portale, in quanto l’idea di portale ci riporta non solo ad un passaggio fisico, ma ad un passaggio dimensionale. Il Portale d’Europa, allora, indica il passaggio fra una dimensione che è quella delle guerre, della povertà, della fame, delle malattie, ad una dimensione di opportunità, di ricchezza, di comodità, di lavoro, l’ingresso nella dimensione occidentale ed europea. Il monumento, dunque, mette in risalto la discrepanza fra due mondi, fra più mondi che vivono ancora in maniera ineguale, in cui la dimensione della povertà arricchisce la dimensione della ricchezza. Non entrano solo persone da quella porta, anzi forse non è mai entrata una sola persona. Entrano mondi, culture, diseguaglianze, modi di vedere la realtà, scambi economici, finanza. Non riguarda solo i migranti che entrano, ma anche tutto ciò che esce per invadere e prelevare da quel mondo. Allora il monumento racconta sia le storie dei migranti, ma anche ci avverte che il nostro benessere lo dobbiamo a tutte le ricchezze sottratte da terre lontane, da terre che sono lì, al di là del mare.
Ottimo… grz Matteo ‼️💪
Allora il Portale di Europa assume su di se il senso simbolico di un’epoCa come questa in cui l’umanità transeunte cerca invano un passaggio- come è stato detto efficacemente. – da una dimensione a un’aLtra, tragicamente cercando di recuperare la pienezza della propria umanità a scapito della disumanizzazione in cui siamo precipitati tutti, da uno e dall’altro Lato della porta.
Passaggio da una dimensione di immanenza ridotta a funzione ( l’essEre umano come strumento) a una condizione di dignità e pienezza di vita che apre orizzonti e invita a rivolgere lo sguardo verso l’aLto.
Grazie Matteo!