Degrado e consumo

Degrado e consumo

2 Febbraio 2025 3 di Makovec

Sussiste una relazione stretta fra i figli del boom economico e le condizioni di degrado che viviamo oggi? Non solo in termini di degrado urbano, ma anche di degrado civile e politico. figli che non riescono ad occuparsi neanche dei genitori, cresciuti nel benessere economico ma che non riescono a prendersi cura neanche dei loro stessi famigliari. Esiste una relazione fra benessere economico e degrado? Per provare a pensare una relazione fra questi due elementi ci occorre stabilire quali siano i termini di paragone. Infatti parlare semplicemente di benessere e di degrado come termini astratti non ci permette di cogliere il paragone fra i due come neanche la loro diretta proporzionalità. Proviamo, allora, a comprendere cosa intendiamo per benessere economico, figlio del boom degli anni Ottanta. Sotto questa terminologia c’è un processo che porta ad una crescita estremamente rapida delle città sia in termini di costruito sia in termini di beni economici disponibili. Famiglie che si arricchiscono e che offrono ai figli tutte le possibilità che non hanno potuto avere loro. Persone che, ora anziane, vedono i loro figli spaesati dinanzi alle ripetute crisi economiche, all’ingresso nel mercato globale, alle forti spinte dei mercati stranieri. Una crescita economica repentina a cui non è corrisposta una crescita culturale, sociale e politica, portando ad una deformazione non solo dell’ambiente sociale ma anche dell’urbanistica e delle famiglie. Dal punto di vista urbanistico abbiamo una crescita sproporzionata di case, villette, condomini, frutto di varianti ai Piani Regolatori che hanno portato a chiusure di spazi, case basse, senza una sufficiente illuminazione in quanto poco distanti le une dalle altre. Una tipologia edilizia che ritroviamo verso gli anni ’80 e che non è frutto solo di piani urbanistici ma di interessi privati e di varianti che hanno conseguenze dal punto di vista urbano e umano. se volessimo trovare un primo legame è la cecità. Palazzi con facciate cieche, nati da provvedimenti e decreti ciechi, per persone costrette a vivere una attaccata all’altra senza legami, senza collante ma solo grazie all’insensibilità del cemento armato. Case che si susseguono a casa, condomini a condomini, che grazie al calo demografico e alle nuove costruzioni in periferia diventano sempre più vuote. Case in cui si consuma la vita delle persone, un tempo entusiaste delle sicurezze di vita. Suolo consumato, vite consumate dentro una città che continua ad accelerare i suoi ritmi di costruzione e che, in realtà, non vede nessun futuro e nessun miglioramento dinanzi a sé. Consumo urbano di risorse e di ambiente che riflette un consumo umano. Ma un consumo umano e urbano che comporta un lento degrado, un deterioramento delle condizioni d vita, un lento e inesorabile logoramento. Come nel film The Substance di Coralie Fargeat, in cui la giovane Sue per poter vivere un giorno in più è costretta a prelevare tramite punture, liquido vitale alla più anziana Elisabeth, fino a ridurla ad una larva umana. Il problema è che Sue ed Elisabeth sono la stessa persona e una succhia all’altra liquido vitale pur di vivere un giorno in più. Fino a quando entrambe degradano, sfioriscono e si deformano per lasciare spazio a mostruosità quotidiane spacciate e credute bellezze, fino ad esplodere della loro stesso fama. Questo è il consumismo che produce degrado sia nelle nostre città sia nelle case che continuiamo ad attraversare e ad ascoltare. Consumismo che consuma, boom economico ed esplosione famigliare, tutto intessuto insieme in pratiche politiche miopi dinanzi alle storie delle persone. A questo punto, la sola speranza che rimane è la politica, l’impegno politico di tutti e ciascuno.