Da Ciudad Juarez: criminalità, capitalismo e violenza sulle donne
Fino a pochi anni fa, la città messicana di Ciudad Juarez è stata la prima in classifica per numero di violenze. La città più violenta al mondo si trova, oggi ancora nella top ten della classifica mondiale, si trova in Messico. Così come altre città messicana costellano il panorama dei luoghi in cui si esercita maggiormente la violenza. Tuttavia, il caso di Ciudad Juarez è divenuto paradigmatico della violenza sistematica sul corpo delle donne grazie agli studi di Rita Laura Segato, antropologa femminista. Nel suo libro, tradotto recentemente in italiano, Contro-pedagogie della crudeltà, Segato narra delle sue ricerche nella città messicana con più vittime di femminicidio al mondo. Storie di donne che, come ci racconta la nostra autrice, non vengono sepolte nei cimiteri ma lasciate in discarica. Perché i corpi delle donne di Ciudad Juarez sono oggetti di proprietà, sono beni che il maschio possiede. Allora, esercitare la violenza sul corpo delle donne significa non solo abusare del corpo di una donna, ma esercitar un potere e una preminenza fra pari, fra maschi. Il corpo delle donne è solo un tramite per poter comunicare potere fra uomo e uomo, fra chi quel corpo o abusa e chi è proprietario di quel corpo femminile, ovvero l’uomo. La particolarità di Rita Laura Segato, infatti, è stato quello di rintracciare una violenza sul corpo delle donne che non si svolge per delitto passionale, per gelosia, per vendetta di qualche tipo, ma strutturale alla città e alle politiche della città stessa. Infatti, Ciudad Juarez è una delle più famose città di confine fra Messico e Stati Uniti. Una città popolosa e difficile da governare, in preda ai narcotrafficanti e allo sfruttamento capitalista da parte degli Stati Uniti. Una città dove si concentra la violenza del capitalismo liberista e il machismo dell’uomo, educato e costretto da una sorta di ingiunzione di mascolinità, come afferma Segato stessa. Un complesso di pratiche, di visioni del mondo, di gesti che dicono al maschio che, per essere tale e per mantenere il suo status, deve comportarsi e agire in un certo modo, anche sul corpo delle donne, considerate oggetto. Un ulteriore passo in avanti rispetto alle ricerche di Segato su Ciudad Juarez, trascritte ne La escritura en el cuerpo de las mujeres asesinadas en Ciudad Juárez, potrebbe essere segnato dalla relazione stretta fra machismo, criminalità e violenza che vediamo non solo a Ciudad Juarez ma anche nelle nostre città. Come abbiamo avuto modo di affermare nel nostro Dèi respinti. Metafisica degli scarti, il frutto più maturo del capitalismo liberista è il criminale sia quando esso detiene il potere sia quando viene ridotto a classe subalterna. Entrambi costretti quasi a comportarsi in un certo modo, attratti da un sistema di violenza per ottenere e conservare potere. Pistole, macchine potenti, barbe lunghe, tatuaggi, muscoli in evidenza, donne trattate come oggetti sono solo alcune delle narrazioni che costellano l’ingiunzione di mascolinità, la costruzione e costrizione entro un paradigma che vede nella donna solo l’oggetto del proprio divertimento individualista, in una città sempre più cupa e sempre più in preda alla violenza.