Quaerere Deum
Is 55,1-11; Is 12,1-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
In un suo discorso del 2008 presso il Collège des Bernardins a Parigi, Benedetto XVI parlava della domanda filosofica più importante che ha fondato la cultura occidentale: quaerere Deum. La domanda di fondo della cultura occidentale, secondo il precedente papa, è quella della ricerca di Dio come fondamento ultimo dell’esistenza. Noi pensiamo spesso a delle immagini di Dio, a delle concezioni che abbiamo di Dio, a delle idee su Dio che, in qualche modo, ci sono già date e già offerte da altri. Ma in questo senso rischiamo di trasformare Dio in un cibo preconfezionato e precotto, semplicemente da riscaldare al microonde. E la liturgia stessa rischia di diventare quel microonde di un cibo già riscaldato. Invece, oggi, nella Festa del Battesimo del Signore, la posizione da cui vogliamo parlare è proprio quella del quaerere Deum, del cercare Dio. Quella ricerca che parte, come ci ricorda Isaia, da una sete e da una fame che ci abita. La ricerca di Dio parte dalla domanda che mi pongo io stesso, il quaerere ha bisogno di una quaestio, di una domanda di fondo che abita la mia esistenza e che mi muove e che alimenta la mia vita. La mancanza di questa quaestio è il problema che ci affligge oggi, in quanto ci accontentiamo di soluzioni smart e a buon mercato, tendenzialmente mediocri pur di non fare la fatica della ricerca, pur di non metterci in cammino, pur di non apparecchiare quella tavola da cui poter attingere alimento, in cui poter gustare la ricerca di Dio. Perché la ricerca, il porci domande, il porre questioni è ciò che ci spinge verso ciò che non conosciamo, verso una fatica del pensiero ma, al tempo stesso, è anche ciò che ci permette di gustare la vita e di gustarla fino in fondo, così in fondo da fondare la vita stessa. Una domanda di fondo che diviene ricerca del pro-fondo. Ed è questa ricerca che diviene amore, capacità di amare Dio e i miei fratelli e sorelle. Una ricerca comune della profondità, della significatività e del senso dell’esistenza, attraverso un domandare continuo. Domanda che diviene atteggiamento di vita, che diviene testimonianza, come ci ricorda Giovanni. Quaerere Deum significa anche desiderio di amare le persone in profondità e in maniera radicale, per essere testimoni dinanzi alle altre persone come lo è stato Gesù. Testimonianza che non si riduce ad un buonismo nel comportamento o perbenismo moraleggiante, ma giunge ad una profondità radicale, ad una ricerca di Dio insieme agli altri e alle altre, nel quotidiano, chiedendoci insieme che cosa davvero alimenta e dona gusto e spessore alla nostra vita. Quando Giovanni afferma che la testimonianza di Cristo è data dallo Spirito, dall’acqua e dal sangue, ci mostra come la testimonianza di Gesù abbia implicato ogni pensiero, ogni azione, ogni gesto, ogni fibra della sua carne che ci viene data in dono. La liturgia stessa come servizio al Corpo e al Sangue di Cristo nella Chiesa, è un mettere insieme le nostre quaestio per quaerere Deum, le nostre domande di senso per cercare insieme il Signore che è testimone, in quanto ha radicalmente scelto di essere con noi. E la stessa liturgia nel Battesimo del Signore, ci richiama non solo al sacramento ma anche alla testimonianza del Figlio, in un quaerere Deum che apre i cieli, che squarcia i cieli stessi e vede lo Spirito giungere su Gesù. Il Battesimo è il sacramento del quaerere Deum nelle quaestiones dell’esistenza, nelle domande come anche nelle questioni che la realtà ci pone dinanzi. È il sacramento che ci accomuna tutti, che ci vede tutti in ricerca di Dio, che non ci permette di accontentarci delle varie risposte già date o preconfezionate, ma di domanda ancora Dio, di Dio e su Dio insieme ai nostri fratelli e sorelle, insieme alle persone che incontriamo giorno dopo giorno. Perché il Battesimo è il sacramento dell’amore che diviene testimonianza, del Figlio amato che diviene testimone nello Spirito, nell’acqua e nel sangue. La Sorgente a cui attingiamo con gioia.