Ditte produttrici di rifiuti
L’ultimo elemento che ci porta a pensare e a ragionare sulla connessione fra criminalità organizzata e spazio urbano, almeno seguendo gli atti amministrativi del Comune di Trinitapoli, riguarda la gestione dei rifiuti. Il panorama cinematografico, in modo particolare con Gomorra di Matteo Garrone, ci ha lasciato un contributo significativo su questo tema. Il traffico di rifiuti è uno degli elementi che suscita maggiore interesse nella criminalità organizzata, sia per quanto riguarda la possibilità di creazione di posti di lavoro sia per quanto interessa il riciclaggio di denaro proveniente da illeciti. Il traffico di rifiuto, insomma, sembra essere l’elemento urbano più assoggettato alla criminalità organizzata, anche perché è in grado di costituire una leva di pressione per le amministrazioni causando disagi ai cittadini. Raccogliere o meno i rifiuti, è una leva di grande pressione per la città, come anche scegliere chi può entrare fra gli operai delle ditte e dove smaltire i rifiuti. Per quanto riguarda il Comune di Trinitapoli, la relazione della Commissione sottolinea, come elemento di maggiore urgenza, il fatto che non ci sia mai stato un contratto regolare fra l’amministrazione e l’ente di gestione dei rifiuti, il che implica anche una mancanza della documentazione riguardante l’antimafia e le varie regolarità del caso. Inoltre, un nuovo fenomeno è entrato nel campo della gestione dei rifiuti, provocando l’ira delle organizzazioni criminali locali: la gestione provinciale attraverso un’unica ditta. Al subentrare di una nuova ditta scelta dalla Provincia e non più dal singolo Comune, la ditta precedente senza regolare contratto e senza un verbale di affidamento attraverso gara di appalto, è stata rimossa. Al subentrare della nuova ditta, vincitrice del bando provinciale, sono iniziati, presso il Comune di Trinitapoli, vari “incidenti” fra cui un incendio doloso agli automezzi della nuova ditta della nettezza urbana e roghi di automobili nel pieno della zona abitata. Si è venuto a creare, insomma, una specie di paradosso per cui l’azienda che si occupa della pulizia delle strade diviene, a sua volta, vittima di una produzione di rifiuti sia per quanto riguarda l’atmosfera sia per quanto riguarda i rottami. I mezzi ad uso lavorativo e le automobili date alle fiamme, infatti, diventano a loro volta dei rifiuti che provocano un danno per l’ambiente soprattutto per tre accezioni. La prima riguarda il rogo in sé che produce inquinamento per l’ambiente. La seconda accezione riguarda i mezzi in sé che non possono essere più utilizzati e, quindi, diventano essi stessi rifiuti da smaltire. Terza accezione si crea un danno per tutti i cittadini, i quali non possono smaltire i rifiuti urbani. Si tratta, insomma, di un paradosso per cui una ditta che si occupa di rifiuti diventa essa stessa produttrice di rifiuti e di inquinamento. È in questo paradosso la tragicità di una infiltrazione mafiosa all’interno della città, per cui ciò che è per tutti diviene privato, ciò che è a servizio di tutti diviene proprietà di alcune persone, la cosa pubblica viene gestita da poteri e padroni che dominano su altri cittadini. Ed è sempre in questo paradosso che viene smantellata quella falsa coscienza per cui la mafia è quella organizzazione che apporta vantaggi per il territorio in cui opera, creando posti di lavoro o presidiandolo. La mafia è semplicemente un dominio privato che organizza il territorio a proprio piacimento, attraverso la paura, l’intimidazione e la produzione di rifiuti. Una situazione che si verifica quando la cosa pubblica diviene una specie di discarica dove l’unica legge che conta è sopravvivere per non essere scartati.