Striscia di Gaza, ovvero sul radere al suolo le città
Qualche settimana fa, la Maxar Technologies ha pubblicato le immagini satellitari delle città della striscia di Gaza prima e dopo gli attacchi israeliani. L’ufficiale volontà politica di Israele è quella di porre fine al gruppo militante di Hamas, identificato come gruppo terroristico. Per fare questo, come sappiamo, ha iniziato un’offensiva aerea e militare sulle città della striscia di Gaza, una striscia di terra di 365 km2 in cui sono confinate due milioni di persone. Dopo una prima risposta militare israeliana alle provocazioni di Hamas e allo sconfinamento dalla Striscia di Gaza, anche l’Onu ha iniziato a porre in dubbio l’ufficiale volontà politica di Israele. Messa in dubbio che emerge anche dalle immagini satellitari diffuse dalla Maxar Technologies, le quali ci offrono una prima visuale dell’effettivo contraccolpo di Israele sulle regioni palestinesi. Intere città rase al suolo dai bombardamenti che rivelano come la precisa volontà politica di Israele sia quella non solo di colpire Hamas ma di porre fine alla Striscia di Gaza. Un pretesto che diviene risposta militare, mano armata dall’Occidente civile e colonialista dinanzi ad una civiltà di cui non sappiamo nulla e di cui non ne volgiamo sapere nulla. Le immagini, tuttavia, ci permettono di lavorare sull’immaginario politico di Israele piuttosto che sulle ufficiali posizioni politiche. Si tratta, insomma, di immagini che ci permettono di scorgere come la guerra, le vessazioni, l’oppressione lascino dietro di sé macerie. Guerra, dunque, è strumento. Strumento che germina da un pretesto, il quale permette di giustificare azioni che, altrimenti, non potrebbero essere giustificate. Hamas non è il nemico di Israele, è il prodotto di una giustificazione israeliana, il gemello oscuro al pretesto di occupazione di un territorio. Il pretesto per bombardare intere città è il pretesto di una guerra posta come regime di assedio, pretesto che assimila territorio e terrorismo. Affermare che Hamas è un nucleo terrorista, come in tutte le altre propagande del terrore che abbiamo potuto scorgere dal 2001 in poi, si fonda sull’assimilazione del terrorismo con un territorio. Per sua definizione, il terrorismo è qualcosa che non si vede, qualcosa che non può essere visto, qualcosa che attacca senza preavviso e, per questo, genera terrore. Il modo (fallimentare) con cui affrontare il terrorismo è stato quello di attaccare un territorio ben preciso. È il caso della Striscia di Gaza oggi, come è stato il caso dell’Iraq con i talebani, e di tutte le strategie militari che hanno fondato la guerra su questa assimilazione. Assimilazione che diviene pretesto e giustificazione per attaccare un nemico che contribuiamo a creare e ad alimentare, non combattendo fra eserciti ma radendo al suolo e devastando città.