Delirio religioso o misericordia

Delirio religioso o misericordia

22 Febbraio 2025 0 di Makovec

1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38

C’è una differenza sottile fra spiritualità e delirio mistico-religioso. Una linea sottile che non dipende tanto da quale religione scegliere, ma in cui il fattore socio-culturale di riferimento gioca un ruolo importante. Secondo il DSM-V, il delirio mistico “rappresenta una variazione rispetto alla condizione di base, tende a fluttuare in gravità nel corso del giorno ed è associato ad almeno un altro deficit cognitivo (per esempio disturbo di memoria, orientamento, linguaggio, abilità visuo-spaziali, percezione). Sono convinzioni fortemente sostenute che non sono possibili di modifica alla luce di evidenze contrastanti e il loro contenuto può comprendere una varietà di temi (per es., di persecuzione, di riferimento, somatico, religioso, di grandezza). Tra questi, c’è il delirio mistico in cui il soggetto sperimenta un particolare, esclusivo e intimo rapporto con la divinità e in qualche modo ne entra a far parte”. Il delirio mistico religioso, dunque, viene descritto come una relazione esclusiva ed escludente, se vogliamo, della durata anche ridotta ma con convinzioni talmente forti da irrigidire la persona stessa. In altri termini, il delirio mistico-religioso è ciò che blocca la persona, che non la mette più in cammino, che la blocca sulle sue posizioni soprattutto perché queste sono giustificate e fondate sulla religione, sul rapporto diretto con la divinità. Un vicolo estremamente pericoloso in quanto rompe tutti gli argini, rompe ogni possibilità di dialogo, rompe qualsiasi relazione con le altre persone, focalizzandosi solo ed esclusivamente su ciò che interessa. Invece, la dimensione spirituale, come anche le visioni mistiche autentiche, come ci ricorda la Tradizione della Chiesa, sono sempre e comunque in una tensione verso Dio, il quale è estremamente Altro e con il quale non possiamo mai identificarci pienamente. Questa differenza, seppur minima e difficile da riconoscere alle volte, è estremamente sostanziale perché ci mette dinanzi alla libertà, alla conversione, al cammino da percorrere giorno dopo giorno. Se il delirio religioso blocca nelle proprie convinzioni, la spiritualità, la vita di fede è costante cambiamento, cammino di conversione, orientamento e riorientamento della vita. È la differenza che sussiste già nella pagina di Samuele fra Saul e Davide. Da una parte Saul che si porta dentro deserto e torpore, fisso e inchiodato come una lancia a terra, nelle sue convinzioni, nel suo essere il solo consacrato da Dio, nel suo essere esclusivamente colui che deve tenere il potere e che guarda gli altri come possibile minaccia alla sua stessa esistenza. Il cammino di Saul si è, in qualche modo, inceppato tanto che ora si muove solo e soltanto per uccidere Davide, per far fuori colui che diviene pensiero costante di minaccia. E ci potremmo chiedere, allora: ma Dio nella vita di Saul dove si trova? Si trova nelle giustificazioni che si dà per uccidere Davide, per smuovere tremila persone, nella incapacità di fare memoria di chi egli sia davvero e di cosa il Signore abbia fatto nella sua vita. Elementi che, invece, Davide riesce a vedere benissimo, che Davide riesce a scorgere nell’essere consacrato del Signore. Saul è il consacrato di Dio e, nonostante Abisai gli abbia detto che è stato Dio a mettere Saul nelle mani di Davide, quest’ultimo rimane consapevole che Saul è il consacrato del Signore. Davide non utilizza Dio per giustificare l’omicidio notturno di Saul, ma fa memoria che egli è il consacrato di Dio e che egli non può stendere la mano su di lui. Sarà questo che Davide ricorderà a Saul: di essere il consacrato di Dio, rivelando la giustizia e la fedeltà del Signore. Differenza fra delirio e spiritualità che ritroviamo anche nelle parole di Paolo alla comunità di Corinto. Dove la differenza non è fra noi e Dio ma fra l’Adamo vecchio che rappresenta la nostra carnalità e il nuovo Adamo che è Cristo stesso. Non siamo noi a farci Dio e a pretendere di essere Dio o ad avere prerogative che spettano a Dio, ma è Dio ad essere venuto verso di noi, ad essersi incarnato in Gesù. Il nuovo Adamo è il Figlio Gesù che si è fatto carne e che ha scelto di camminare in mezzo a noi e che ha scelto di salvarci nella nostra carne. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. Ed è Gesù che ci permette di discernere fra la spiritualità e le forme di delirio religioso. Non solo come persona, ma secondo quello che ci ha detto. Infatti, le domande provocatorie di Gesù sono quelle che ci mettono dinanzi alla consapevolezza che Dio si rivela in uno scarto fra quello che fanno gli altri e quello che facciamo noi nei confronti delle altre persone. Alla fine e solo alla fine ci viene detto di essere misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Ma quella misericordia prima si rivela non solo in singoli atteggiamenti pratici, ma in uno stile di vita concreto, in una pratica esistenziale che diviene trasparenza della misericordia di Dio. Essere liberi da tutti in una distanza che mi permette di scorgere l’alterità, che mi permette di guardare l’altro senza pensare di essere io Dio e l’altro solo uno che ha bisogno di me. Ma di essere in un cammino di fede dove cerco costantemente di sintonizzare quella misericordia del Padre con i miei gesti di misericordia, con chi sono insieme e in mezzo alle altre persone. Non un esclusivo rapporto individuale con il Signore, il che rischia sempre di essere una giustificazione alla nostra mediocrità o una sorta di indifferenza rispetto alle altre persone, ma un vivere insieme agli altri, da persona risorte in Cristo Gesù, salvati dalla fossa e circondati di misericordia.