
L’intelligenza della croce per le città
Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di ascoltare Elena Granata, in una delle sue conferenze, tenutasi presso il Teatro Comunale di Corato. Oltre alle eccezionali intuizioni e alla trattazione puntuale e concreta della città, mi ha colpito un suo passaggio sull’architettura olandese e sul suo modo di affrontare i cambiamenti climatici. Esempio su tutte le possibili soluzioni che possono essere affrontate è la città di Rotterdam, con il suo 85% di territorio comunale sotto il livello del mare. Le prime progettualità hanno messo in atto dighe, argini, scolatoi per indirizzare l’acqua e strappare sempre più terreno abitabile al mare. Una strategia che ha alla base una dicotomia fra terra e mare, in contrapposizione per cui ciò che è terra ferma non è mare, e viceversa. Con il passare degli anni, con la riflessione urbana è venuta a maturare l’idea non di una contrapposizione ma di una simbiosi, di uno scambio fra la terra e il mare. La creatività architettonica ha messo in campo, allora, piazze, giardini, edifici, ma anche ristoranti e fattorie che non contrappongono più la terra al mare, che non cercano di arginare i cambiamenti climatici per sopravvivere, ma fanno del cambiamento climatico un’opportunità di progettazione creativa. La filosofia che è alla base di tutto questo consiste nella trasformazione di un problema in opportunità. La relazione fra cambiamento climatico e problema è già una interpretazione che le amministrazioni, la politica e le città si danno per affrontarlo. Non si tratta solo di trovare soluzioni ad un problema ma di interpretare dei dati come problematici. Per cui ad ogni problema corrisponde una soluzione, la quale solitamente è fatta di temporeggiamenti, di tamponamenti alla situazione e di periodi a breve scadenza. Affrontare il cambiamento climatico non significa, innanzitutto, porre una soluzione ad un problema, ma impostare i dati come problema a cui trovare una soluzione. E se, invece, il fenomeno del cambiamento climatico, lo ponessimo non come problema ma come opportunità per ripensare il nostro modo di abitare? Questa è la domanda che, Elena Granata, ci ha aiutato a porre e a proporre ad una riflessione molto più ampia. Infatti, interpretare un fenomeno non come problema ma come opportunità significa interrogare il fenomeno, provare e trovare delle strategie che non combattano ma lottino sul piano del fenomeno. Significa trasformare ciò che pensiamo sia un problema in una opportunità differente del vivere. Filosofia che avremmo potuto applicare anche al Covid-19, il quale avrebbe potuto spingere a ripensare il nostro modo di vivere e non il voler tornare a tutti i costi ad una normalità insostenibile. E la riflessione di Elena Granata è stata provvidenziale, per mia deformazione esistenziale, in quanto ho pensato che questa è proprio l’intelligenza della croce. Trasformare il dolore, la sofferenza, la violenza, la sopraffazione e l’umiliazione in resurrezione e prassi di liberazione è esattamente ciò che ha fatto Gesù sulla croce, fino ad arrivare alla morte e per come è morto, anche chi era lontano dalla fede come un centurione pagano, ha affermato che egli fosse un giusto, che fosse Figlio di Dio. Non è stato solo il morire di Cristo, ma il come è morto che ha trasformato un patibolo di morte in un albero di vita. In questo consiste la sapienza e l’intelligenza della croce, vedendo non solo problemi e soluzioni a breve termine, ma in ciò che avviene la creatività/creazione di un mondo differente, di un modo d’essere differente e alternativo, rivoluzionario e rivelazionario. Una intelligenza della croce che, oggi, nella nostra contemporaneità diviene una intelligenza cruciale anche per ripensare le città.
Riflessione molto interessante. Intelligenza della croce rivoluzionaria e rivelazionaria!! Un augurio diverso per una buona Pasqua. Grazie.